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    ITALIA

    “Non si può restare in silenzio”. L’associazione Setteottobre ricorda le donne violentate e uccise da Hamas

    Una maratona oratoria per denunciare gli orrori commessi da Hamas contro le donne ebree e israeliane. Questa è stata l’iniziativa promossa dall’associazione Setteottobre a cinque mesi dai massacri al Sud d’Israele e alla vigilia della festa della Donna.
    “Siamo qua perché il 7 ottobre è stata una giornata orrenda e a cinque mesi di distanza c’è troppa amnesia” ha affermato a Shalom il presidente dell’associazione Setteottobre, Stefano Parisi. “C’è un movimento femminista che si dimentica di quello che è successo, nel mentre tanti giovani manifestano a favore di Hamas invece di inneggiare alla vita e all’amore e alla libertà. Inneggiano ai terroristi, all’odio e alla morte” ha proseguito e ha spiegato l’obiettivo dell’associazione, ossia “mobilitare chi crede nei valori profondi della libertà e della vita che sono parte delle democrazie liberali”. “Tante persone si sono sentite sole il 7 ottobre, tante persone hanno perso amici o litigato con famiglie, oggi noi vogliamo dargli una nuova famiglia, una nuova casa dove poter fare le loro battaglie” ha concluso.
    Oltre a numerose associazioni e personalità del mondo politico, hanno aderito alla manifestazione anche l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma.
    “Perché mai le violenze filmate con pedissequa ostentazione dagli stessi terroristi sono sottoposte costantemente a verifiche e accertamenti anche da parte dell’Onu stessa, mentre le affermazioni generiche e decontestualizzate rilasciate da Hamas sono verità assolute con sigillo notarile a prescindere da ogni verifica? Vuol dire che all’orrore della violenza sessuale si aggiunge la distorsione dell’odio antisemita” ha affermato dal palco la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni. La matrice antisemita delle violenze del 7 ottobre è stata rimarcata anche da Johanna Arbib, Assessore CER ai Rapporti Internazionali.
    Ad assistere alla maratona oratoria anche il presidente CER Victor Fadlun. “La solidarietà è il prendere coscienza dei mali estremi della nostra umanità ed è l’unica medicina che abbiamo per migliorare la società. C’è un grande male, che è l’indifferenza. Questa va assolutamente vinta, e si vince creando eventi come questo in cui la società prende coscienza, elabora e si trova solidale con Israele” ha affermato a Shalom.
    “Essendo una donna iraniana, conosco il sistema del regime degli Ayatollah che utilizza il corpo delle donne per opprimere ancora di più il popolo, le voci che chiedono giustizia e democrazia: l’orrore che il 7 ottobre ha fatto Hamas, noi da anni stiamo cercando di farlo capire a tutto il mondo. I Pasdaran riforniscono di armi e soldi altri gruppi terroristici come Hamas ed Hezbollah: speriamo che l’Europa un giorno si svegli e prenda una posizione chiara, bloccando questi terroristi che utilizzano il corpo femminile come campo di battaglia”. Queste le parole di Rayhane Tabrizi, presidente dell’associazione Manaà, tra le dissidenti iraniane più attive nel nostro paese, e una delle voci che ha animato la maratona oratoria a cui hanno aderito decine di donne del mondo della cultura.
    “L’8 marzo è la festa delle donne ma nasce da una data luttuosa, da donne che sono morte in un incendio. Il 7 ottobre è una data luttuosa, che non possiamo dimenticare, è la data del primo femminicidio di massa” e quindi “proverò a fare in modo che il 7 ottobre diventi la data in cui si ricorda il primo femminicidio di massa. La giornata contro il femminicidio e gli stupri di guerra”. Lo ha detto la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Roccella nel suo intervento alla maratona oratoria. L’onorevole Mara Carfagna ha voluto ricordare qual è il messaggio che Hamas ha voluto lanciare all’Occidente il 7 ottobre. “Quello che hanno fatto le bestie disumane di Hamas è un avvertimento e una minaccia alla nostra civiltà: questo è quello che possiamo fare a tutte le donne” ha spiegato. “Siamo qui anche perché non dimentichiamo il silenzio vergognoso di organizzazioni umanitarie e parte del mondo femminista nazionale, sempre pronti a battersi per i diritti delle donne tranne che per quelli delle donne ebree e israeliane. Un silenzio e una indifferenza che indignano” ha aggiunto.

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