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SPECIALE PESACH 5784

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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    La parola è fede

    La Emunah, אֱמוּנָה fede, riguarda la conoscenza e l’assimilazione della grandezza di Hashem, che sostiene il mondo anche quando Egli sembra nascosto.
    Secondo il Chazon Ish tale fiducia, è la parte teorica, la Bitachon, sicurezza, la parte pratica.
    La prima frase che si recita al risveglio, “mode’ ani lefanecha”: Ti rendo omaggio, re vivente e permanente, che con tenerezza mi hai restituito la mia anima, grande è la Tua fedeltà. Il rapporto di fiducia è reciproco. Noi confidiamo nel Re del Mondo, Egli confida in noi. Dal momento in cui apriamo gli occhi, siamo vitali per affrontare un’altra giornata. La nostra attività basata sull’esecuzione dei precetti, con una condotta morale di rispetto reciproco e correttezza in tutti gli ambiti. Il Senza fine ha fiducia in noi, nelle nostre potenzialità di esseri finiti, imperfetti. Ma Egli ci ama per ciò che siamo, come un padre. È disposto ad essere misericordioso, a chiudere un occhio considerando le nostre buone intenzioni. Imperativo trovare i punti luminosi nella nostra vita e mantenere il “fuoco eterno”, agendo sempre con motivazione ed entusiasmo. Come il bambino si affida a sua madre che lo accudisce con amore e piena fiducia; con la stessa semplicità il devoto confida in Dio. La sua radice א מ ן si apre proprio al tema della madre, per terminare con la lettera נ del femminile e del dare נ ת ן. La stessa lettera di Nachshòn ben Aminadav, si è affidato entrando nelle acque, fino al collo, quando non erano state divise dal miracolo.
    Dalla stessa radice deriva allenamento אימון: la fede va alimentata, mantenuta come in palestra. Esercitando azione, pensiero, parola.
    Nel tehillim 89 verso 2 “Canterò per sempre la bontà dell’Eterno e attraverso le generazioni, renderò nota con la mia bocca, la Tua fedeltà”.
    Rabbi Nachman, in Likutey Moharan II 44, insegna che la fede dipende dalla bocca di una persona. Parlare di Emunah è qualcosa che crea la fede, anche dove non è innata. È bene parlare con parole che siano legate ad elementi di santità, tali da risvegliare la forza della kedushà ed annullare la forza dell’istinto cattivo, che potrebbe innescare dubbi sulla fede in Dio. In tal caso ripetere ad alta voce: credo che Hashem è Uno. Il Primo. L’Ultimo. Per sempre.
    In Berachot 5 a, una persona dovrebbe sempre risvegliare il suo istinto buono, affinché contrasti l’istinto cattivo.
    Parlare di Emunah, anche se non ci si crede appieno, fa entrare le scintille di santità. Di contro, evitare di riportare frasi, da miscredente, anche se non si crede a ciò che si dice, genera forze negative, come scherzare o deridere argomenti sacri.
    Alla domanda di routine: come stai? La risposta migliore: Baruch Hashem! Indipendentemente da come vanno le cose, la parola crea. Ed è bene generare una realtà positiva, in cui abbiamo fiducia in Hashem, incondizionatamente. Tutto è per il bene.
    Non bisogna andare alla ricerca di chissà quali risposte. Ci basta la fede semplice dei nostri padri. Essere tam veiashar, semplici e retti. Dovremmo auspicare ad avere la fede delle nonne di un tempo; che pregavano se il nipotino aveva la febbre alta. Una persona che vive nella rettitudine è veramente felice. Semplicità non è sinonimo di stupidità: in un universo di saggezze, la Verità è la Torah. La nostra forza è che Kadosh Baruchu è dietro di noi. Siamo usciti dall’Egitto senza armi. Abbiamo sconfitto Amalek senza armi. Conquistato Gerico girando e cantando con gli shofarot. La forza dell’ebraismo è la preghiera. Le nostre matriarche erano sterili, era gradita ad Hashem, la loro supplica. L’essere umano è fatto di carne e sangue, non risiede in lui la perfezione. Il trattato di Kiddushin 54 afferma “La Torah non è stata data agli angeli” L’uomo è un essere vivente terreno, incompleto. Come esordisce Vaikra cap.18 verso 5 “Voi dovete rispettare i Miei statuti e le Mie leggi, grazie ad essi l’uomo che li metterà in pratica vivrà”. Hashem non governa le sue creature con tirannia (Massechet Avoda Zarà 3 a).
    Non c’è nulla che tu debba assolutamente fare. Dio esonera una persona in caso di costrizione. Certo è che ci dovremmo sforzare di usare la bocca, prestando la massima attenzione a ciò che ci entra. Scegliendo solo cibo kosher. E non meno importante selezionare ciò che vi esce, evitando Lashon Aràh, la maldicenza.
    A concludere, il dodicesimo articolo di fede di Rambam: Io credo con una fede completa nella venuta del Mashiach ed anche se tarderà a venire, con tutto ciò, lo aspetterò ogni giorno che verrà. אָמֵן

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