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    La Shoah e l’antisemitismo a teatro: il caso Kaufmann e Cabaret

    Due spettacoli a Roma mettono in scena l’antisemitismo nel periodo buio del dodicennio nero nazista. Il primo è tratto dal romanzo di Giovanni Grasso, “Il caso Kaufmann”, Premio Capalbio per il romanzo storico, regia di Piero Maccarinelli al teatro Parioli di Roma con repliche fino al 29 ottobre. Ad interpretare Leo Kaufmann uno dei più grandi attori italiani, Franco Branciaroli. Graziano Piazza è il prete, Viola Graziosi, la giovane Irene.  

    Siamo nel 1941, in una cella di massima sicurezza nel carcere di Stadelheim, Kaufmann invoca la presenza del cappellano per affidargli un ultimo messaggio destinato all’amata Irene. Via via davanti allo spettatore si svolgono gli avvenimenti che hanno portato Leo in cella, l’amicizia con la giovane ariana, il testo si basa sulla storia vera di Leo Katzenberger e Irene Seidel, che diventa prima passione platonica poi legame paterno. La domestica, i vicini, la società di Norimberga, proprio la città famosa per le leggi razziali, stringono i due nella morsa dell’antisemitismo fino al processo farsa in cui Leo, malgrado sia innocente, sarà comunque considerato colpevole in quanto ebreo per “inquinamento razziale”.  

    Grasso ha rintracciato i verbali del processo, esponendo la mostruosità del regime nazista, l’amicizia di Kaufmann e Irene si conclude con l’esecuzione ingiusta di un innocente, il primo ebreo condannato alla ghigliottina.   

    Lo spettacolo è andato in scena mercoledì 25 ottobre alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In sala anche il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, la vicepresidente della comunità ebraica di Roma Antonella Di Castro, la superstite della Shoah Tatiana Bucci e l’ex presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. 

    L’ascesa di Hitler e la fine della Berlino trasgressiva viene raffigurata anche nel musical “Cabaret” in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 12 novembre. Regista e interprete d’eccezione Arturo Brachetti nei panni del presentatore del club e Diana Del Bufalo in quelli di Sally, già Liza Minnelli nel film di Bob Fosse.

    La storia è basata su personaggi ed eventi veri, successi a Berlino e descritti nel romanzo autobiografico “Goodbye to Berlin” di Cristopher Isherwood che passò tre anni della sua vita proprio nella città a cavallo degli anni Trenta. La Berlino caratterizzata dai Cabaret, bordelli, frenetica vita notturna, correnti artistiche che facevano di questa capitale il crogiuolo di artisti, liberi pensatori e gente comune, di cui la maggior parte inconsapevole dell’avvento del nazismo. Tra i numeri conosciutissimi “Cabaret, Wilkommen, Money Money“, ricreati al massimo della loro brillantezza e spettacolarità con Brachetti che illumina la scena ogni volta che entra. 

    Ma i nazisti prendono pian piano il sopravvento, così Fräulein Schneider, l’anziana proprietaria della pensione dove alloggia lo scrittore americano, non potrà sposare Herr Schultz, vedovo ebreo proprietario di un negozio di frutta e verdura, perché rischia che non possa più avere clienti, mentre Herr Schultz si trasferirà dall’altra parte della strada, ma si rifiuterà di partire perché è ebreo, ma anche “tedesco, passerà anche questa, cosa mi potranno mai fare?”, si domanda.

    Il finale è purtroppo noto e viene ribadito in una scena struggente che soltanto un grande come Brachetti poteva interpretare perché anche il presentatore del club sarà vittima della ferocia nazista…

     

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