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    ITALIA

    Presentata l’Associazione Setteottobre: la società civile schierata contro l’antisemitismo

    Il Teatro Sala Umberto è stato il palcoscenico per la presentazione dell’Associazione Setteottobre. Una folla interessata ha partecipato con interesse, in alcuni casi anche offrendo le proprie competenze professionali per sostenere le attività dell’Associazione.
    Le motivazioni alla base della nascita di Setteottobre affondano le radici nell’attentato terroristico compiuto in quel giorno dai terroristi di Hamas nel sud di Israele. Tra i promotori dell’Associazione figurano personalità come Anita Friedman, Daniele Scalise, Andrée Ruth Shammah, Pierluigi Battista, mentre presidente ne è Stefano Parisi, che ha sottolineato il coinvolgimento dei fondatori e la volontà di non restare inermi di fronte al rischio della fine dell’Occidente democratico.
    L’Associazione ha l’obiettivo di difendere Israele e il suo diritto all’esistenza, contrastando il crescente consenso per Hamas in Occidente. Nonostante sia ancora alle sue fasi iniziali, Setteottobre ha già pianificato alcune iniziative. La prima riguarda un impegno a livello parlamentare per sostenere Israele contro l’accusa di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, affiancando l’Italia alla Germania in questa posizione. Inoltre, l’Associazione ha già avviato una raccolta di firme per un appello riguardante i femminicidi del 7 ottobre.
    La presentazione è stata condotta dal giornalista di Radio RAI Giancarlo Loquenzi e introdotta dagli interventi di Ali Waked, direttore della sezione araba del canale israeliano INEWS24, e di Attila Somfalvi, analista politico del think tank israeliano INSS. Waked, arabo israeliano, ha condannato l’attacco del 7 ottobre. Secondo Waked “Hamas non crede nella pace tra israeliani e palestinesi, tra ebrei ed arabi. Il nostro ruolo come arabi israeliani è dire che ciò che è successo il 7 ottobre non lo possiamo perdonare e deve essere la base per un rinascimento che impedirà a questo tipo di organizzazioni di avere un ruolo nella società”.
    Attila Somfalvi ha enfatizzato il sogno di pace e ha dichiarato che vorrebbe vedere i palestinesi compiere i primi passi verso questo obiettivo. “La leadership dovrebbe ricostruire la fiducia, ma per la prima volta nella mia vita dico che voglio vedere i palestinesi fare i primi passi. Voglio vedere una società palestinese che insegni ai bambini a studiare cyber e intelligenza artificiale e ad incontrare altre persone e non ad impugnare fucili a 3 anni”.
    Pieluigi Battista ha citato l’articolo di Lia Levi su Shalom e rivolgendosi al pubblico ha spiegato che non capisce “come la sinistra non faccia a non capire che se nei cortei ci sono disegni con i deltaplani che hanno sparato a raffica sui giovani che ballavano, si devono prendere le distanze con forza. Non si può scendere in piazza con certa gente”. Il 7 ottobre secondo Battista è stato un “salto verso l’abisso e un incubo che ci trasciniamo dietro. Il senso è che si è lacerata l’ultima membrana, già sottilissima, che teneva ancora precariamente separati l’antisemitismo e l’antisionismo. Il massacro del 7 ottobre è jihad allo stato puro, non battaglia nazionalista. Una guerra di sterminio, non la rivendicazione di un diritto. Un ultimatum apocalittico di morte e distruzione, non la forza armata di un progetto politico. Nelle piazze anche islamiche si inneggia alla guerra santa per cancellare ogni traccia di impurità ebraica”. Dopo il 7 ottobre, secondo Battista si è verificata l’integrale trasfusione dell’antisionismo nell’antisemitismo.
    Tra gli ospiti presenti, anche il ministro delle Pari Opportunità Eugenia Maria Roccella e Alexandre del Valle, esperto di geopolitica, professore presso la IPAG Business School di Parigi e presso l’Università Luiss di Roma. Del Valle ha spiegato al pubblico che “Hamas è un movimento dei fratelli musulmani che vuole instaurare un Califfato mondiale e che ha come primo scopo quello di pulire la piazza del mondo arabo dai laici”. Del Valle ritiene necessario raggiungere l’obbiettivo di assicurarsi che l’Islam in Europa diventi prevalentemente moderato e non di matrice estremista.

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