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SPECIALE PESACH 5784

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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Farina di insetti e carne coltivata. Nuovi prodotti, nuove domande

    Le necessità alimentari crescono con la popolazione mondiale. Lo sviluppo tecnologico fornisce delle proposte. Farina di insetti e carne coltivata, prodotti della modernità.

    Le nostre regole alimentari prevedono una rigida disciplina. Non possiamo mangiare tutto. Carne solo di animali permessi, uccisi mediante shechitah. L’animale va dissanguato. La carne, separata dal latte. Tempi di attesa, prima di poter passare da un alimento di carne ad uno di latte e viceversa.

    L’esigenza alimentare mette in moto l’idea di produrre la farina di grilli in paesi in cui gli insetti vengono consumati regolarmente. Cibo ricco di proteine, meno costoso da produrre, poiché gli insetti hanno uno sviluppo tumultuoso.
    L’halacha proibisce in modo categorico gli insetti.

    “Vi ho fatti salire dall’Egitto” una elevazione dell’individuo. Non si alimenta con cibi disgustosi, è degradante. Rispetto alla cavalletta, con descrizioni fornite dalla Torah, si ha un’eccezione, consumata da ebrei yemeniti e marocchini. Fortunatamente, i produttori per tutelarsi da eventuali soggetti allergici, sono costretti a segnalare tutti gli ingredienti: ‘può contenere tracce di’, è riportato sull’etichetta. Consultata la quale, sapremo ciò che è conforme alle nostre liste di prodotti permessi.

    Un mondo in gran parte carnivoro sta cambiando: la tendenza è diventare vegetariani o vegani. Secondo l’ebraismo, l’opzione vegetariana è permessa e prevista. L’idea centrale, seguendo il racconto di Bereshit, è che l’umanità all’origine da Adamo, per le dieci generazioni successive non si cibava di carne. Dopo il diluvio, cambiate le condizioni di vita, fu dato alla famiglia sopravvissuta, il permesso di consumare carne, purché dissanguata, col divieto di mangiare parti staccate da animale vivo (ever min achai).

    La coltivazione di carne in vitro muove da un insieme di tecnologie sfruttate nell’ingegneria tissutale, ramo della medicina che si occupa di rigenerare e riparare i tessuti. Inizia estraendo cellule staminali dai muscoli di animali adulti, che nutrite adeguatamente e guidate possono specializzarsi e diventare una futura “bistecca” o “hamburger”.

    Anche se ancora costoso, e poco diffuso, bisogna chiedersi: la carne artificiale, la cui produzione vede Israele come realtà all’avanguardia, come si rapporta alle nostre regole? La cellula di un animale non kosher, maiale, fatta crescere in laboratorio, se cresciuta fuori dal corpo dell’animale, mantiene lo stesso status?

    Le cellule prelevate da un animale vivente, sono considerate ever min achai, o basar min achai? Posso mescolare questa pietanza artificiale con il formaggio nello stesso pasto? Quanto tempo devo aspettare, prima di poter consumare latticini?

    Non abbiamo una risposta definitiva.

    Abbiamo due fronti schierati, come nella nostra tradizione avviene di consueto.

    Quando c’è la proibizione di prelevare qualcosa ever min achai, ci si riferisce a qualcosa di macroscopico, un membro, che abbia osso, carne e pelle. Un organo intero come il fegato, anche senza osso. Le cellule non rientrano in questa definizione. Non si vedono ad occhio nudo. La sostanza a livello microscopico non costituirebbe un problema. Di contro, siccome origina una catena alimentare precisa, ha la dignità di basar min achai. Seguendo questa opinione, il prelievo avverrà dopo la scechitah.

    Un gruppo di cellule che assumono un cambiamento così radicale, cioè una variazione di status, in laboratorio, come le consideriamo? Se è vero che tutto ciò che viene da ciò che è impuro, è impuro, potremmo dedurre che la cellula del maiale sia impura e tutto ciò che ne derivi per sempre.

    Ma dobbiamo porre attenzione anche alle trasformazioni che avvengono in natura. In agricoltura si considerano norme relative alla casistica delle terumot, offerte dei raccolti. Se l’agricoltore si è sottratto all’obbligo del prelievo, ed ha ripiantato il vegetale, per il nuovo prodotto, nato con il difetto iniziale, i maestri distinguono due situazioni.

    Le piante che, quando vengono ripiantate, restano uguali. Oppure, il germoglio cresce e si trasforma, mentre il seme scompare. Abbiamo a che fare con qualcosa di completamente nuovo. Il cambiamento di status, da origine, a qualcosa di altro. Seguendo questa idea, non si ha più a che fare con un cibo taref, è una cosa nuova.

    Ringrazio Rav Riccardo Di Segni per averci delucidato con la sua sapienza e la professoressa Stefania Efrati per l’invito.

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