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    ROMA EBRAICA

    Scuola ebraica, Roberta Spizzichino sarà la nuova direttrice

    “In primis identità ebraica e rispetto dell’individualità”. Ai genitori “Dobbiamo essere una squadra”

    “Sono molto emozionata” esordisce nella nostra conversazione Roberta Spizzichino che da settembre sarà la nuova direttrice delle scuole elementari Vittorio Polacco e delle medie Angelo Sacerdoti. Con 20 anni di insegnamento alle spalle, una laurea in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, un passato nel mondo dell’azienda, sposata e con un figlio in Israele, sarà lei a prendere il testimone da Milena Pavoncello che ha diretto l’istituto per quasi 30 anni.
    Spizzichino è già vicedirettrice della scuola elementare, l’amore per l’insegnamento e i bambini, per lei è stata più una scoperta che una vocazione annunciata. Perché insegnare non è stato il suo sogno sin da bambina, ma un’opportunità che ha incontrato durante il suo cammino. Come? Grazie a suo padre e a Shalom…«Ricordo che, quando ho smesso di lavorare nell’azienda, mio padre venne da me e mi fece notare un annuncio su Shalom, in cui era scritto che la scuola ebraica cercava insegnanti. Io avevo il diploma magistrale e papà mi spinse a mettermi in gioco. Quando entrai a scuola la segretaria Rita mi comunicò che avrei affiancato la morà Fabiana Della Rocca e mi disse “diventa la sua ombra. Osservala, guarda, vedi e impara”. Così ho fatto. Subito dopo Roberta prende una classe per una sostituzione lunga: “Buttata in piscina senza braccioli – commenta sorridendo -. Mi trovai ad essere collega di Giuditta Di Segni, che era stata la mia morà alle elementari. Fu affettuosa e accogliente con me e anche da lei imparai molto”. Di lì inizia il suo percorso e pian piano acquisisce l’esperienza che la porta a prendere oggi il timone della direzione scolastica.
    In questi 20 anni la scuola è cambiata “anche i bambini e i genitori sono cambiati – precisa Spizzichino – il mondo cambia e con questo tutto. Adesso certamente abbiamo un’offerta formativa più ampia. A volte i bambini arrivano da noi che già sanno leggere e scrivere, ma non è detto che sia un bene, perché sono convinta che la scuola debba essere una scoperta. Il patto educativo oggi a volte viene meno, perché in alcuni casi c’è la volontà dei genitori di avere maggiore controllo e quindi entrare in ambiti che dovrebbero essere propri ed esclusivi della gestione scolastica”. Rafforzare il patto educativo è dunque uno degli obiettivi di Spizzichino, che vede il suo lavoro in continuità con quello svolto da Milena Pavoncello: “Come vicedirettrice in questi anni ho collaborato molto con la morà Milena, abbiamo affrontato tante sfide assieme”.
    A proposito delle sfide del futuro, secondo Roberta, ce ne sono alcune nuove e altre costanti nel percorso della scuola. “Ciò che più conta è l’identità ebraica, i suoi valori, la sua etica. Il rispetto dell’individualità, della diversità e di come questa sia una risorsa in una società che va sempre più verso l’omologazione. D’altra parte, è la Torah a dirci che dobbiamo distinguerci”. Per raggiungere gli obiettivi di una scuola, Roberta descrive come strumento l’intelligenza umana, la capacità di comprendere gli studenti, di coglierne attitudini e sensibilità: “Immaginiamo che da questa scuola usciranno futuri avvocati, scienziati, medici, scrittori. Sfornare eccellenze sia a livello di conoscenza che umano è un obiettivo. Per me l’aspetto più importante è sempre la serenità del bambino, gli alunni devono essere felici nel vivere la scuola”.
    Il 7 ottobre 2023 ha avuto un forte impatto anche sui bambini, che si sono trovati ad affrontare con grande difficoltà, come in tutte le comunità ebraiche del mondo, le ripercussioni della situazione in Israele. La scuola può essere un modello di resilienza in questo periodo drammatico? “Dopo il 7 ottobre chiaramente molti bambini arrivavano a scuola provati, angosciati e spaventati. Abbiamo cercato di accoglierli e di rassicurarli, di usare metafore, giochi per affrontare questa situazione. Che i bambini abbiano una certa consapevolezza è assolutamente giusto e legittimo, ma spesso abbiamo rilevato una sovraesposizione a notizie, video, telegiornali, e questo non va bene. “Insieme ce la faremo” è anche il nostro motto che cerchiamo di infondere quotidianamente. Tra l’altro sulla resilienza siamo stati formati anche dalla Lauder Foundation per affrontare questo tipo di sfide non solo a livello di logistica, ma anche umano”. Un modo per resistere e reagire in momenti di crisi è continuare ad immaginare e a pianificare il futuro. La Vittorio Polacco tra 1 anno compirà il suo primo secolo di storia. Come immagina Spizzichino la scuola ebraica tra altri 100 anni?
    “Immagino sempre una scuola al passo con i tempi. Spero ci sia più integrazione, più rispetto, valori che per me sono fondamentali e che cerco sempre di trasmettere”. E sul piano didattico? “Le elementari e le medie viaggiano su binari diversi. C’è una base comune, ovvero le direttive e i programmi del ministero. Le modalità cambiano a seconda degli insegnanti. Vorrei cercare di unificare il carico di lavoro, chiaramente nel rispetto della libertà didattica”. Nel futuro che immagina Spizzichino, anche la visione aziendale ha un suo peso specifico. “Non solo per la visione economica, nella quale i nostri valori devono sempre accompagnarci – precisa la futura direttrice -. Ma anche nella gestione delle risorse umane, nel saper comprenderle, inquadrarle e valorizzarle. Visione aziendale, e lo dico sulla base della mia esperienza, non significa solo numeri. Gli aspetti della psicologia del lavoro sono importantissimi, come il reclutamento, la formazione, la carriera del personale, il clima aziendale. Sono tutti concetti assolutamente applicabili all’interno di una scuola”.
    In vista del suo nuovo incarico c’è un messaggio che vuole lanciare ai genitori degli studenti delle scuole ebraiche di Roma? “Si. Cari genitori, insieme dobbiamo essere una squadra e fidarci l’uno dell’altro”.

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