Il 10 di Tevet segna sul calendario ebraico un giorno di lutto, in quanto ricorda l’inizio dell’assedio babilonese a Gerusalemme, che portò alla prima distruzione del Bet haMikdash nel 586 a.e.v.
Il digiuno viene annunciato lo Shabbat precedente citando le parole del profeta Zekharià (8:19): “Questi giorni di digiuno saranno per la casa di Yehudà di gioia e di allegria e di feste buone”. Durante questa ricorrenza, differentemente da altri digiuni, è consentito lavarsi, anche con acqua calda, e prepararsi per l’entrata dello Shabbat; rimane tuttavia vietato assaggiare il cibo.
“I digiuni pubblici, fissati nel calendario, trovano origine durante l’esilio babilonese, in seguito alla distruzione del Santuario (586 a.e.v.) da parte dei babilonesi. Già nei libri profeti si trova eco di questi digiuni: quello del 4° mese (il 17 di Tammuz), del 5° mese (9 di Av), del 7° mese (il digiuno di Ghedalià), del 10° mese (il 10 di Tevet)” spiega Rav Ariel Di Porto. Recentemente, nel 1951, il Rabbinato d’Israele ha scelto questo giorno anche per il ricordo della Shoah. Si usa infatti pronunciare un Kaddish, ovvero la preghiera per i defunti, in onore di tutte le vittime della Shoah della quale non si conosce il nome e l’identità. Rispetto agli altri digiuni, il 10 di Tevet, è il digiuno più corto ed è l’unico che può capitare anche di venerdì. “Oltre all’inizio dell’assedio vengono commemorati altri due eventi, avvenuti in realtà nei giorni che precedono immediatamente il digiuno. Il primo è la morte di Ezrà, che aveva ricondotto il popolo ebraico in Israele in seguito all’esilio babilonese, e la tradizione greca della Bibbia, effettuata ai tempi di Tolomeo” spiega Rav Ariel Di Porto.
Quest’anno, il digiuno cade in un momento già buio e difficile per gli ebrei di tutto il mondo, legato non solo alla complicata situazione che Israele sta affrontando a partire dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma anche al crescente antisemitismo registrato in tutto il mondo dall’inizio del conflitto. Per questo motivo, quest’anno il digiuno rappresenta un momento significativo per rivolgere sinceramente le preghiere a D.o, unendosi idealmente e auspicando una pace duratura.