Musica, balli, canti e bandiere d’Israele che sventolano. Nella splendida cornice della Domus San Sebastiano, la Comunità ebraica di Roma ha organizzato i festeggiamenti per celebrare il settantaquattresimo anniversario della fondazione d’Israele. Una data fortemente sentita ed attesa, che dopo due anni di stop ritrova finalmente la gioia di essere vissuta fisicamente.
“La voglia di vivere che si respira in questo momento è davvero un orgoglio e ci ripaga di tanti sacrifici – ha detto la presidente CER Ruth Dureghello, rivolgendosi ai presenti – Siete la ragione per la quale questa Comunità continua ad essere così forte, unita e libera di vivere nei nostri valori”.
Attività ludiche e lezione dei Rabbanim hanno intrattenuto bambini ed adulti, che nella tiepida aria primaverile si sono poi seduti assieme per condividere un pranzo all’aperto. Un’occasione che testimonia il forte spirito di unità identitaria, a cui quest’anno hanno preso parte anche le famiglie ucraine da poco arrivate e l’ambasciatore di Israele in Italia Dror Eydar, che ha spiegato: “Abbiamo da poco commemorato Yom HaAzikaron, in ricordo dei caduti per le guerre di Israele e delle vittime del terrorismo, mentre oggi celebriamo l’indipendenza di Israele. I giorni che intercorrono tra queste date possiamo definirli «di ringraziamento» per la nostra redenzione e per il riscatto delle nostre anime. C’è una profonda connessione tra questi e quelli di «pentimento» che intercorrono tra Rosh HaShana e Kippur: entrambe sono collegate al concetto di Teshuvà, del ritorno al Signore. Oggi di settanta quattro anni fa, il popolo ebraico tornava al Signore, nella terra di Israele”.
Dopo i saluti istituzionali, e una lezione del rabbino capo Riccardo Di Segni, è iniziata la musica: sulle note del morè Josef Anticoli, l’intero spazio si è riempito dell’amore per Israele attraverso canti e balli da parte di adulti e più giovani. Nel giorno di Yom HaAtzmaut, il popolo ebraico festeggia un’emancipazione attesa ed inseguita per millenni. Un’indipendenza che segna il ritrovo della propria collocazione sicura nel mondo, nello Stato d’Israele: la terra, sorta dal deserto, che stilla latte miele. Esempio di democrazia ed inesauribile fonte di vita e vitalità.