Un incontro fatto di sentimenti, emozioni ed empatia, quello organizzato dalla Fondazione Museo della Shoah, al Teatro Vascello di Roma, con numerose scolaresche provenienti da diverse regioni d’Italia, e Sami Modiano, instancabile testimone della Shoah.
All’evento gli studenti hanno potuto condividere alcuni elaborati svolti durante l’anno e presentare i progetti futuri legati ai “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” (PCTO), una modalità didattica prevista dal Ministero dell’Istruzione per consolidare con l’esperienza pratica le conoscenze acquisite a scuola. In questa direzione, la Fondazione Museo della Shoah ha siglato proprio col Ministero un protocollo d’intesa dal nome “Studiare, conoscere e insegnare la Shoah” per promuovere la conoscenza di questa tragica pagina della storia.
«E’ sempre una grande soddisfazione quando si riuniscono molte persone, anche se i temi che si affrontano sono difficili. L’energia che Sami diffonde ad ognuno di noi è sempre motivo di insegnamento» ha detto Mario Venezia, presidente della Fondazione, che ha poi lasciato la parola ad Alessia Salmonì, vicepresidente del XII Municipio e Marco Caviglia, responsabile della Didattica per la Fondazione.
Poi l’ingresso di Sami Modiano, accompagnato dall’ovazione e dagli applausi dei presenti. La sala è poi calata in un profondo silenzio, per ascoltare la sua esperienza nei campi di sterminio. Gli occhi lucidi e le mani congiunte, Sami trova comunque la forza di compiere quella missione di vita che lo accompagna da anni: tramandare il ricordo, affinché la tragedia non possa ripetersi. Rammenta la vita da bambino libero, la spensieratezza e quella scuola che l’ha privato dello studio tanto desiderato e a cui si raccomanda alle centinaia di giovani che ha di fronte. Sami Modiano riesce a diffondere messaggi di vita, facendoli emergere dal dolore: un esempio per tutti. Chi gli stringe la mano, chi gli esprime la propria vicinanza, tutti gli si approcciano con un ripagato senso di familiarità. Poi conclude: “Buona fortuna ragazzi, Mazal Tov, voi avete l’impegno di impedire che riaccada. Siete la speranza del domani”.
Dopo la testimonianza, le delegazioni di studenti si sono succedute sul palco per esporre i propri progetti: la lettura di una lettera, la presentazione mini-documentario sulle deportazioni, ed infine una presentazione su come il fascismo abbia convinto le masse ad aderire alle proprie ideologie. Sull’onda di quest’ultimo tema, i presenti hanno poi preso parte ad un laboratorio-spettacolo dal nome “Come parla il perfetto dittatore – conoscere la retorica per vaccinarsi contro il totalitarismo”, a cura dell’attore Enrico Roccaforte e della docente e divulgatrice Flavia Trupia.
Partendo da alcuni discorsi dei dittatori del passato, sono state illustrate le strategie di propaganda utilizzate dai despoti per conquistare il consenso. Apprese le tecniche fondamentali, tutti i presenti hanno poi concretizzato quanto appreso tentando di scrivere congiuntamente il “discorso del perfetto dittatore”. Questo per «somministrare un retro-vaccino, quello della conoscenza della retorica, che permette di non farsi abbindolare dall’arte del dire, un formidabile strumento di persuasione. Nel bene e nel male» ha spiegato Flavia Trupia.
Cultura, studio teorico e pratico, solo così sarà possibile contrastare sia l’insorgere dei nuovi dispotismi sia le continue forme di revisionismo storico che si insinuano nella società.