“È una grande gioia, una grande felicità stare insieme alla Comunità Ebraica di Roma, che mi ha adottato. I 91 anni significano molte cose per me, un sopravvissuto, tra queste anche quella della deportazione. Coincidenze strane nella vita, io sono nato il 18 luglio del 1930 ed il 18 luglio 1944, il giorno del mio compleanno, è stata decisa la deportazione della Comunità ebraica di Rodi, due mila persone sono state portate al campo di sterminio di Auschiwtz Birkenau. Li ho perso tutto. Quindi questa data significa gioia, ma anche dolore e sofferenza”.
Un giorno speciale per Sami Modiano, instancabile testimone della Shoah, che ieri sera ha festeggiato i 91 anni, compiuti il 18 luglio scorso, assieme a numerosi membri della Comunità Ebraica di Roma davanti a pizza, bevande e tanto buon umore. Assieme alla moglie Selma, Sami ha preso posto e festeggiato tra i volti familiari di sempre.
Quello spirito di fratellanza che ormai si è consolidato nel tempo e che ha inglobato Sami all’interno di un’enorme famiglia, di cui dice: “Ne faccio parte, dunque oggi festeggio con grande gioia insieme ad una piccola parte di questa comunità. Io avrei voluto tutti a cena con me, ma purtroppo abbiamo ristretto i festeggiamenti causa Covid”. I gomiti che si toccano ed i baci tirati da lontano, nonostante ciò la pandemia non ha guastato lo spirito d’armonia e di festa che aleggiava nell’aria, ma soprattutto non ha cambiato gli obiettivi che Sami, da anni ormai, percepisce come una missione di vita. “Io prego ed auguro che il Covid ci lasci in pace, per poter dare quello che ho sempre dato dal 2005 fino ad adesso. Voglio ancora dare qualcosa ai ragazzi – poi rivolgendo lo sguardo a me, dritto negli occhi continua – Tu sei un giovane, sei la speranza del domani”.
“Sopravvissuti, Piero Terracina, Shlomo Venezia, Primo Levi hanno dato qualcosa, ed anch’io ho giurato di fare la mia parte. Grazie a D-o, B”H, ci sono dei riscontri positivi. Anche perché esiste lo Stato d’Israele e dunque siamo protetti: non ci arrendiamo, siamo ancora qui ed andremo avanti così. Dopo di noi ci sarete voi” – ha concluso sottolineando l’importanza del concetto che appartiene al pensiero ebraico della trasmissione “le dor va dor”, di generazione in generazione. Quel patto solenne tra gli ebrei del mondo: di non dimenticare e di essere pronti a difendersi.