La situazione sul campo
Si estende ancora quella che è certamente la più importante ondata terroristica da anni in Israele. Venerdì c’è stato uno scontro a Hebron con la neutralizzazione di un terrorista. Nella notte fra venerdì e sabato si è avuto un conflitto a fuoco molto violento a Jenin. Fonti dei servizi segreti avevano informato le forze di sicurezza di aver individuato a Jenin, in Samaria, una cellula apparentemente già all’inizio di un’operazione terrorista. Intorno all’una e mezza di notte, l’unità d’élite della guardia di confine Yaman ha localizzato la cella e mentre tentava di eseguire gli arresti, i terroristi hanno aperto il fuoco. Le forze Yamam hanno risposto al fuoco, eliminando tre terroristi. Diverse ore dopo, in un’operazione congiunta dell’esercito e dello Shin Bet nel villaggio di Shuweika, vicino a Tulkarem, le truppe israeliane hanno arrestato l’ultimo terrorista sospettato di essere un membro della cellula. L’arresto è stato effettuato in pieno giorno ed è stato stimato che il terrorista stava tentando di effettuare un ulteriore attentato. I soldati hanno anche individuato un fucile d’assalto M16 e munizioni in possesso del terrorista. Diversi militari israeliani sono rimasti feriti nell’operazione fra cui uno di loro, un tenente colonnello, in maniera grave. La morte dei tre terroristi ha innescato altri disordini, fra cui il più grave è stato un episodio consistente sabato notte vicino ala porta di Damasco a Gerusalemme.
L’operazione antiterrorismo
Insomma la situazione non si è affatto calmata, anche per i richiami al terrorismo e alle mobilitazioni di massa che vengono da tutti i movimenti palestinisti. Ma è iniziata la reazione israeliana, con il richiamo di riservisti delle forze di polizia e il dispiegamento di un’operazione massiccia di pattugliamento, prevenzione e di individuazione delle unità terroristiche che ha l’obiettivo di riconquistare la calma e mantenerla durante il mese di Ramadan, che si apre proprio oggi. Il nome dell’operazione è, come sempre, programmatico “Rompere l’onda”.
I dati di marzo
Nel frattempo sono usciti i dati sull’attività terroristica di marzo, i peggiori dal 2017. Durante il mese sono stati condotti 821 “atti di guerra”, che hanno ucciso 12 israeliani, ferendone 64. Sono morti anche venti arabi dell’Autorità Palestinese. A marzo sono stati condotti 52 attacchi a fuoco, di cui 25 attacchi terroristici vicino a Jenin. Ci sono stati nove attentati condotti con accoltellamenti o tentativi di accoltellamento e due attacchi con l’uso di automobili per investire i passanti. Inoltre, i terroristi hanno effettuato sette incendi dolosi contro strutture militari, 255 attacchi con lanci di pietre e 28 bombe incendiarie. Infine, ci sono stati 296 episodi di conflitto con le forze della sicurezza israeliana, 119 episodi di conflitto con “coloni” e 47 proteste di massa contro “l’occupazione”.
Le prospettive
Israele ha lunga esperienza nel trattare questo tipo di disordini ed è improbabile che, superato l’effetto sorpresa, essi possano ancora estendersi, salvo che vi sia un intervento diretto di Hamas. Le forze militari sono mobilitate e, con una mossa abbastanza inedita, il primo ministro Bennett ha invitato i cittadini forniti di porto d’armi a muoversi armati, quando escono di casa. È stata l’azione di un civile, un guidatore d’autobus legalmente armato, a eliminare il terrorista che ha fatto quattro vittime a Beer Sheva, all’inizio di questa ondata.
Conseguenze politiche
Vi è poi il tema delle conseguenze politiche di questa situazione, tanto nei rapporti con l’Autorità Palestinese, quanto in Israele. Sottoposto a quanto pare a forte pressione da parte del ministro della difesa Gantz, il dittatore dell’Autorità Palestinese ha condannato gli attentati (ma poi ha subito aggiunto che la colpa era… dell’”occupazione”). Del resto sul piano internazionale la condanna è stata generale, salvo l’Iran e i suoi satelliti. Perfino l’islamista Erdogan ha emesso un comunicato di condanna. Sul piano interno senza dubbio gli attentati e la reazione delle forze di sicurezza aggiungeranno nuove tensioni nella maggioranza di governo, già molto differenziata e disarmonica.