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    Judit Polgár la scacchista che ha fatto storia

    In occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, Shalom racconta la storia di Judit Polgàr, considerata una delle migliori scacchiste della storia e tornata sotto i riflettori grazie alla serie Netflix “La regina degli scacchi”. 

    Judit è nata e cresciuta in Ungheria in una famiglia ebraica di cui gran parte dei membri è stata uccisa durante la Shoah, la sola nonna è sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. Con le due sorelle Sofia e Susan ha fatto parte del percorso educativo ideato dal padre, finalizzato a dimostrare che un bambino può ottenere risultati eccezionali se viene allenato fin da piccolo in un certo campo. Il suo motto era: “La genialità si crea, non nasce da sola”. Con la moglie Klara ha educato le figlie a casa, specializzandole negli scacchi e insegnando loro, oltre alle altre materie, l’esperanto.

    Judit che oggi ha 44 anni, a 15 è diventata il più giovane “grande maestro” di tutti i tempi, il massimo titolo che la Federazione internazionale degli scacchi attribuisce ai suoi campioni. Ha battuto 11 campioni del mondo, tra cui Anatolij Karpov e Garri Kasparov. Parla spesso e volentieri di se: “la prima ad affrontare nelle competizioni scacchistiche gli uomini è stata mia sorella maggiore – racconta – poi ha puntato al titolo mondiale femminile, il suo più grande risultato. Io non ho mai voluto limitarmi a quello, convinta che le donne possano raggiungere gli stessi traguardi dei maschi. All’inizio ero criticata: ‘È solo una ragazzina. Ce l’ha fatta una volta, è un colpo di fortuna’. Ma negli anni ho guadagnato il rispetto degli avversari col mio gioco, il mio modo di fare e i risultati.” Judit si è ritirata dagli scacchi agonistici, nel 2012 ha creato la sua fondazione, scritto tre libri, proposto gli scacchi come materia alternativa in un programma scolastico che in Ungheria ha coinvolto 25.000 bambini in sei anni. “Amo giocare e credo che sia essenziale, da 0 ai 120 anni. Si impara a perdere, a rispettare gli altri.” 

    Il suo messaggio per l’8 marzo è: “Genitori, nonni, insegnanti dovrebbero credere allo stesso modo in bimbi e bimbe. Tutti cercano consensi: ma se una bambina ne riceve perché ha bei riccioli o fantastici occhi blu, o perché aiuta la mamma. A un ragazzino dicono che è intelligente, che ha lo sguardo furbo, gli chiedono come va a scuola, che materie o giochi preferisce. Certo in alcuni paesi le bambine hanno più opportunità, in altri meno: ma occorre aprire le menti. È una battaglia lunghissima.” Judit fa da esempio e apripista.

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