Itay
Peled è il rapper più dotato della scena israeliana: noto al suo pubblico
semplicemente con le tre lettere del suo cognome o come Pila P, ha al suo
attivo diversi album molto ben prodotti. In special modo le sue due ultime
uscite, “Hakol Alay” e “Sababa 5” hanno il sound di Ori Shochat e Michael
Cohen, due producers con le mani in
pasta nelle cose più interessanti del panorama musicale israeliano.
Peled
è un moshavnik di Menachemia, a nord del paese e racconta storie molto simili a
quelle che potreste ascoltare in un disco rap italiano dell’ultima generazione;
strada, feste, musica e rapporti di amore ed amicizia ma a differenza di
moltissimi suoi omologhi il vero protagonista dei suoi dischi è sempre l’hip hop,
inteso come stile di vita. Le rime di Pila P sono in un ebraico pieno di slang
che risulta quantomeno bizzarro ad un ascoltatore abituato a considerare la
lingua di Israele ancora unicamente come “kodesh”. Il gusto dell’iperbole e la
voglia di giocare con le parole, il messaggio, le storie che trasudano vita e a
volte malinconia fanno di questo artista un punto di riferimento per molti
giovani.
I
molti singoli estratti dagli ultimi album sono corredati da video clip molto
curati sia nello storyboard che nella fotografia e casting.
Peled
rende l’hip hop israeliano qualcosa che non ha niente da invidiare a nessuno
del suo genere.
di Raiz