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    “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”: la nuova mostra del MEIS che ripercorre quattrocento anni di storia ebraico-italiana

    La storia degli ebrei italiani è complessa e affascinante, secoli di tradizioni e cultura che legano gli ebrei al Bel Paese. Parte integrante e necessaria di questa storia è sicuramente costituita dai ghetti. Una pagina vasta, tortuosa e dolorosa. Un percorso che condurrà, malgrado la segregazione, gli ebrei italiani all’inizio del Novecento, all’Emancipazione. Così quattrocento anni di storia dei ghetti, a partire dall’istituzione del primo, a Venezia nel 1516, prendono forma diventando il tema principale della mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”, dal 29 ottobre al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara (Meis). L’esposizione è stata curata da: Simonetta Della Seta, Andreina Contessa, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel e allestita dallo Studio GTRF Giovanni Tortelli Roberto Frassoni.

     

    “Quello che si inaugura – spiega il Presidente del MEIS Dario Disegni – è il terzo fondamentale tassello concepito dal MEIS e dedicato alla millenaria esperienza ebraica in Italia: nel dicembre del 2017 è stata infatti inaugurata ‘Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni’, curata da Anna Foa, Daniele Jalla e Giancarlo Lacerenza con prestiti provenienti dai più prestigiosi musei, archeologici e non solo, di tutto il mondo e nel 2019 è stata allestita ‘Il Rinascimento parla ebraico’ a cura di Giulio Busi e Silvana Greco all’interno della quale spiccavano opere firmate da Mantegna e Carpaccio. Due mostre temporanee di grande successo, ora condensate nel percorso permanente ‘Ebrei, una storia italiana’, che si arricchirà ulteriormente al termine di ‘Oltre il ghetto. Dentro&Fuori’.

     

    Una mostra monumentale che permette di ripercorrere la storia ebraica italiana attraverso collezioni di famiglia e cimeli donati al MEIS. Non solo documenti e storia però, una mostra peculiare capace di integrare all’interno dell’esposizione anche oggetti liturgici e arredi sinagogali. Come la porta dell’Aron Ha-Qodesh, l’Armadio sacro, in legno intagliato, proveniente da una delle sinagoghe del ghetto di Torino che venne donato nel 1884 dall’Università Israelitica locale al Museo Civico di Torino. Una testimonianza che si snoda raccontandosi in tutte le sue forme, dalla religiosa alla storica.

     

    “Il ghetto italiano, serraglio entro cui si è consumata una lunga e dura segregazione – scrive il Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto nel catalogo – ha rappresentato per quasi tre secoli uno spazio angusto e ombroso ma pur sempre corredato di simboliche finestre ora più ora meno aperte verso il mondo esterno, una relazione continua fra il ‘dentro’ e il ‘fuori’. Un filtro culturale e fisico che ha plasmato la vita ebraica a 360 gradi, agendo in profondità, dalla sfera sociale a quella familiare, modellando il lessico, rendendo più resistenti che altrove aspetti della vita religiosa, ma anche soffocando l’energia che in condizioni di libertà sarebbe fiorita più vigorosa in tante discipline”

     

    La mostra conduce, secolo dopo secolo, all’Emancipazione, attraversando la Prima guerra mondiale, data conclusiva del periodo affrontato all’interno dell’esposizione. Una parentesi importante, caratterizzata da un fiero patriottismo, che condurrà gli ebrei italiani al fascismo e all’orrore della Shoah.

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