Pubblichiamo di seguito il discorso
della Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello alla cerimonia
di Yom HaZikaron.
Ci ritroviamo questa sera uniti nel
ricordo dei soldati caduti per difendere lo Stato d’Israele e delle vittime del
terrorismo dell’odio antiebraico, per i quali abbiamo recitato l’Izkor.
In questa serata, fra le più
tristi per il Popolo Ebraico, il lungo e triste elenco di uomini e di donne si
allunga ed il loro sacrificio è sempre più immotivato ed ingiustificato. Il diritto
dello Stato di Israele ad esistere in pace e democrazia è sempre più messo in
discussione e gli ebrei di tutto il mondo subiscono la violenza degli
antisemiti di destra e di sinistra del terrorismo islamico del rinnovato
sentimento antisemita che si muove e si propaga in tutto il Pianeta e che miete
vittime innocenti nei luoghi più impensati.
Ogni goccia di sangue versato è il
prezzo per la nostra libertà. Una libertà che passa anche per la nostra
sicurezza e ad ogni uomo o donna che si dedica a proteggerci ogni giorno va
questa sera il mio riconoscimento. Cosi come ai tanti ragazzi, figli della
nostra Comunità, che in questo momento stanno prestando al servizio della
Medinat per difendere i confini di Israele.
La Comunità Ebraica di Roma commemora
questa ricorrenza insieme all’Ambasciata d’Israele e ai giovani per costruire
il futuro assieme. Non è una scelta casuale. È per i sorrisi dei bambini e per
la forza delle loro voci che il sacrificio di tanti innocenti trova una magra
consolazione.
Questi stessi sorrisi e canti che
hanno accolto nuovamente i genitori di Or La mishpachot in questo stesso luogo
qualche settimana fa a Purim e che ci hanno fatto stringere insieme a loro in
un immenso abbraccio che va ben oltre le poche ore trascorse insieme in quei
giorni.
Cosi come abbracciamo commossi questa
sera i genitori di Alessandro Parini innocente vittima di un attentato
terroristico a Tel Aviv alla vigilia della Pasqua, sia il Suo ricordo di
benedizione.
Il
loro dolore è il nostro dolore e nessuno potrà mai toglierglielo ma insieme
dobbiamo trovare la forza, anche nel pianto per tornare a gioire e vivere
insieme. Come ci ha insegnato anche la terribile storia di Lea Lucy Dee e le figlie Maya e Rima, il
cui marito e padre ha deciso di donare i loro organi per salvare altre vite
umane.
Perché vivere e vivere insieme ed uniti è
la vittoria. “Am Israel Hai” è un urlo di amore, di gioia e di speranza
che può realizzarsi se rimaniamo uniti.
Il popolo d’Israele è vivo e la
nostra risposta, dopo le lacrime, è la ferma volontà di continuare ad esserlo.
Siamo consapevoli che “in ogni generazione c’è qualcuno che vuole distruggerci”
e che solo rimanendo uniti – Echad possiamo sopravvivere.
Questo cantiamo la sera del Seder leggendo l’Haggadà perché questa è la storia
del nostro Popolo da sempre.
Nel giorno del ricordo è doveroso rivolgere un pensiero a
chi da Roma ha pagato con la vita il suo contributo per la libertà di tutti
noi. Storie poco note, a volte dimenticate di uomini come Sergio Pavoncello,
sopravvissuto alla Shoah e caduto alle porte di Gerusalemme nel 1948.
Johai Di Porto, Angelo Momo Sed e come non ricordare Stefano Gaj Tachè vittima
del terrorismo palestinese nell’attentato alla Sinagoga di Roma del 1982.
Cari Amici, nella speranza che
nessuna altra famiglia debba dover versare ma più lacrime, vi voglio lasciare
con la promessa e l’impegno che non solo, non ci arrenderemo mai, ma che non
smetteremo mai di combattere e di infondere nei nostri figli il coraggio e
l’orgoglio di essere ebrei e parte del grande popolo d’Israele.