La Comunità ebraica di Roma oggi ha ricordato con una cerimonia l’anniversario dell’attentato terroristico, avvenuto il 9 ottobre 1982 davanti alla Sinagoga. In questo terribile attacco, compiuto da un commando palestinese, fu ucciso il piccolo Stefano Gaj Taché, di soli 2 anni, e ferite altre 40 persone, alcune in modo grave, fra le quali il fratello di Stefano, Gadiel, che allora aveva 4 anni. Ricorreva la festa ebraica di Sheminì Atzeret.
Presenti alla cerimonia il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, il Presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun, la Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Noemi Di Segni, l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Miguel Gotor, diversi consiglieri comunitari, Daniela Gaj e Joseph Taché con il figlio Gadiel e una rappresentanza dei feriti.
“Questa violenza, questo orrore ha segnato la nostra comunità negli ultimi 42 anni. – ha sottolineato il Presidente Fadlun – Oggi siamo qua per ricordare Stefano Gaj Taché e per chiedere giustizia, una giustizia che a distanza di tanto tempo ancora purtroppo non è compiuta. Il filo rosso che lega questo avvenimento al pogrom del 7 ottobre 2023 è un vergognoso antisemitismo: in entrambi i casi le persone sono state colpite solo perché ebree. Non sono vicende legate a dinamiche politiche, ma dovute a un profondo antisemitismo. La politica non si fa assassinando bambini o strappando alle famiglie ostaggi che vengono sottoposti a torture e privazioni, questa è barbarie e in quanto tale va fermata”.
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