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    Riprendono i viaggi della memoria. Sami Modiano e Tatiana Bucci ancora una volta con i ragazzi ad Auschwitz

    ‘’Ero un ragazzo di 13 anni che ha lasciato tutti nei campi di sterminino. Sono uscito solo, solo, solo al mondo”. È ancora lui, Sami Modiano, all’età di 93 anni ad accompagnare gli studenti delle scuole di Roma e della città metropolitana ad Auschwitz nei viaggi della memoria. “Avevo appena compiuto 14 anni – ricorda Sami -avevo subito un tremendo dolore quando sono stato espulso da scuola a 8 anni. Poi c’è stata la deportazione e la perdita di tutta questa grande famiglia che era la comunità ebraica di Rodi. Quando sono uscito da quell’inferno che si chiama fabbrica della morte mi sono chiesto perché io, mi sono sentito colpevole, mi sono sentito una persona che non doveva essere là, ma insieme a tutti gli altri. E allora questo ‘perché io’ mi ha fatto capire che avrei avuto un ruolo da svolgere’’.

     

    Il compito di Sami è chiaro da più di 20 anni. ‘’Mi sono preso questa missione dopo molto tempo, quando Primo Levi ha detto delle parole importanti. Allora ho detto ‘anche io dovrò fare la mia parte’. Ed è dal 2000 che ho cominciato a dare la mia testimonianza’’, dice Sami che non vuole parlare di quanto sta succedendo in Israele. “Mi rattrista, ma io sono qui per parlare della Shoah”. 

     

    Inizia così il viaggio della Memoria 2023 organizzato da Roma Capitale e dalla Città Metropolitana, con la collaborazione della Fondazione Museo della Shoah e della Comunità Ebraica di Roma: oltre 200 studenti da otto scuole superiori di Roma e provincia (Frascati, Anzio e Cerveteri) visiteranno il campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, insieme al sindaco Roberto Gualtieri, a Sami Modiano e Tatiana Bucci, anche lei sopravvissuta all’orrore dei campi di sterminio.

     

    “Ricordare, ascoltare, conoscere, ragionare” le parole d’ordine pronunciate tempio che i nazisti usarono per oltraggio come stalla per i loro cavalli, dall’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor. “Siamo qui – dice Gotor – perché Auschwitz oltre a essere la metafora del male è un luogo fisico e materiale. Ha cancelli e filo spinato dove vivevano prigionieri e forni crematori dove venivano eliminate centinaia di migliaia di persone, cittadini innocenti furono colpiti in questo luogo di morte. Dobbiamo attivare i nostri anticorpi contro l’intolleranza, l’antisemitismo e la barbarie che rischiano sempre di ritornare”.

     

    Un viaggio carico di significati, il primo dopo la pausa forzata del Covid e a pochi giorni dall’ottantesimo anniversario della razzia del ghetto di Roma. “Il 16 ottobre 1943 furono rastrellati e deportati gli ebrei romani. Pensavamo che oggi avremmo affrontato un dolore affidato alla storia – ha affermato la vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma Antonella Di Castro – ma il passato torna con ferocia e ancora una volta ritroviamo ebrei massacrati solo per il fatto di essere ebrei”.

     

    La giornata di oggi è stata dedicata alla città di Cracovia e alla visita, con lo storico Marcello Pezzetti, del suo ghetto Podgórze, voluto e realizzato dal regime nazista nel 1941. La Fondazione Museo della Shoah, guidata da Mario Venezia, prepara i ragazzi a quando si troveranno faccia a faccia con l’orrore dell’immenso “cimitero senza tombe” di Auschwitz-Birkenau.

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