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    ROMA EBRAICA

    Ricordo e dolore nella celebrazione di Yom Hazikaron al Palazzo della Cultura

    “Sento che non posso ripetere le stesse parole che ho usato nelle cerimonie precedenti. Mi sembrano povere, non sono adatte. Israele troverà una via di uscita da questa situazione e di questo sono certo, ma oggi mi mancano le parole. Rimangono solo una profonda tristezza e un forte grido di dolore”.
    Dall’epilogo del discorso dell’Ambasciatore dello Stato di Israele in Italia Alon Bar si evince chiaramente il clima nella cerimonia organizzata dall’Ambasciata al Palazzo della Cultura per Yom Hazikaron, giorno del ricordo dei soldati caduti in difesa dello Stato ebraico e delle vittime del terrorismo, inevitabilmente influenzata nel suo svolgimento dalla guerra in corso dal 7 ottobre. L’attacco di Hamas ha causato oltre 1.200 vittime, nei 7 mesi successivi sono caduti oltre 300 soldati e 132 persone sono ancora tenute in ostaggio dal movimento terroristico: non può essere una ricorrenza qualunque. È percepibile sin dal silenzio carico di tensione ed emozione durante il suono della sirena che ha introdotto l’evento. Poi l’Izkhor, la preghiera in ricordo dei militari periti in servizio, da parte dell’Ambasciatore presso la Santa Sede Raphael Schutz, il Salmo 2 letto dal Rabbino Capo di Roma Rav Riccardo Di Segni, la bandiera israeliana issata a mezz’asta in segno di lutto dal Colonnello Liad Zak, addetto perla Difesa dell’Ambasciata in Italia, e i discorsi istituzionali, intervallati dai canti e dalle poesie dei bambini e ragazzi delle Scuole ebraiche e israeliane.
    “Siamo ancora coinvolti in una guerra, una guerra che non abbiamo scelto di iniziare noi – ha sottolineato il Colonnello Zak – Il prezzo della nostra indipendenza sembra ogni giorno più grande. Troppi figli e figlie hanno sacrificato le loro vite. Hanno agito per il bene comune, per tutti noi e per il futuro di tutti noi”.
    Durante il momento di Izkhor un’ulteriore testimonianza del legame tra la Comunità ebraica italiana e lo Stato d’Israele nella memoria di Angelo Sed, ebreo romano che per il suo sionismo ha deciso di trasferirsi e di arruolarsi nella Tzavà, trovando tragicamente la morte nel corso di un’esercitazione. Ad accendere la candela il suo omonimo nipote. Sed è stato inoltre ricordato insieme a Yochai Di Porto e Sergio Pavoncello dal presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun. Tre uomini della Keillà caduti nel nome di una connessione che nelle difficoltà si manifesta più forte che mai.
    “Ci unisce oggi il dolore – ha ribadito Fadlun – Il dolore per tutti coloro che sono caduti in tutte le guerre che sono state imposte a Israele e al suo popolo, costringendoci alla difesa della nostra identità e dei nostri valori. Ricordiamo e rendiamo onore a tutti coloro che sono caduti nella difesa di Israele ma anche di tutti noi ebrei della Diaspora”.
    La serata si è chiusa con l’HaTikwa, l’inno israeliano, nella commozione di molti. Il ponte, se si vuole, con Yom Hatzmaut, il 76° anniversario dell’Indipendenza dello Stato d’Israele. Un giorno comunque da festeggiare, come ha ricordato la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) Noemi Di Segni:
    “Quest’anno il passaggio dalle corse quotidiane e spensierate all’intensità di Yom Hazikaron è quasi impercettibile per il lutto che ci avvolge dal 7 ottobre e parimenti difficile e sfumato sarà il passaggio da questa dolorosa giornata alla festa di Yom Hatzmaut, che celebreremo domani. Come imperativo di soffocata gioia, ma lo faremo, perché Israele esiste”.

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