83 giocatori e centinaia di spettatori. Un mese di calcio, ma anche di Tzedakà e aggregazione nel ricordo di Alisa
Secondo i nostri Maestri, un’azione compiuta per tre volte acquisisce una valenza giuridica. È con questo insegnamento che il giovane Maskil Eitan Della Rocca, nella sua Derashà in apertura del Memorial Alisa Coen, ha voluto spiegare come questa iniziativa stia assumendo sempre di più i connotati di un vero e proprio appuntamento della Comunità Ebraica di Roma. La kermesse è infatti arrivata alla sua terza edizione, e ogni anno si rinnova pur mantenendo intatta la sua struttura portante. Si tratta di un torneo di calcio a 5 aperto ai giovani ebrei con varie finalità: innanzitutto il ricordo della persona al quale è intitolato, Alisa Coen, appunto, ragazza scomparsa prematuramente a causa di un incidente avvenuto nel 2016. Poi la Tzedakà, in italiano “giustizia”, qui declinata nell’aiuto nei confronti di chi ne ha bisogno: il ricavato è infatti andato in beneficienza all’associazione “Suoniamo Insieme per Alisa”. Infine l’aggregazione, perché la competizione ha radunato al Trastevere Stadium centinaia di persone dall’11 giugno al 19 luglio. 83 sono solo i giocatori, che, divisi in 9 squadre, hanno dato vita a una manifestazione combattuta, conclusasi con la vittoria del Manchester United nella finale con il Liverpool. A vincere, però, è l’intera Comunità. Spalti gremiti per applaudire i giocatori, gli organizzatori, ma anche Daniel e Sabrina Coen, genitori di Alisa, scesi in campo per premiare i finalisti.
“Vedere ricordato il nome di Alisa in questo modo è meraviglioso, ogni anno una rinnovata emozione – racconta Sabrina Coen – Abbinare una memoria per me dolorosa a questi momenti di gioia è qualcosa che aiuta e farlo con una modalità che comprenda anche l’aspetto religioso, essendoci stati anche Limud e Dvar Torah, è una cosa bellissima. La lacrima scappa sempre, anche perché ci sono ragazzi che vedo crescere e che mi lasciano immaginare come sarebbe stato il futuro di mia figlia”.
L’organizzazione, come sempre, è stata possibile grazie a un gruppo di ragazzi della Comunità Ebraica di Roma, che, volontariamente, si sono fatti carico di ogni aspetto logistico del Memorial.
“Proviamo a migliorarci costantemente, cercando di offrire un livello sempre più alto e credo che almeno in parte si sia notato – sottolinea uno di loro, Eitan Bondì – Tuttavia, niente sarebbe stato possibile senza l’aiuto della famiglia di Alisa, degli sponsor e di tutti i ragazzi che ci hanno dato una mano. Il bilancio anche quest’anno non può che essere positivo. Il torneo non si limita solo alle partite di calcio a 5, ma è diventato ormai un vero e proprio mezzo di aggregazione per i giovani”.
Soddisfazione anche per la stessa Comunità Ebraica di Roma, presente in alcuni elementi del suo nuovo Consiglio per mostrare il proprio appoggio a questa importante e significativa iniziativa.
“Il popolo ebraico è forte quando è unito. Se siamo un nucleo compatto, niente ci può scalfire – afferma l’Assessore ai Giovani CER David Tesciuba – Nelle attività giovanili si evince questo senso di appartenenza. L’ho visto ad esempio nell’ingresso in campo dei ragazzi nella finale, con i bambini al seguito. È stato un torneo dal livello alto e dalla grande partecipazione. Anche in una manifestazione sportiva abbiamo inserito una Mitzvà, e questa è la nostra forza: uno spirito di aggregazione unico, che a Roma è ancora più forte”.
“Questo evento non solo è riuscito a tener vivo il ricordo di Alisa, ma ha avuto il potere di rendere lo sport un mezzo per i ragazzi e le ragazze della Comunità di stare insieme – aggiunge Alessandro Gai, Assessore allo Sport – Eccezionale il fatto che questa attività nasca dai giovani per i giovani, e la Comunità ha il dovere di supportare questo tipo di iniziative, che ci auguriamo di poter vedere e sostenere sempre più frequentemente nei prossimi anni. Quindi kol hakavod a tutti gli organizzatori!”.