Il nome di Leone Efrati è noto a molti, e non solo perché fu un campione di pugilato italiano: colui che conquistò i ring del suo paese nella categoria dei Pesi piuma, combattendo contro le leggende della boxe italiana. Nel 1938, un anno triste per gli ebrei italiani, si trasferisce in Francia e successivamente in America, dove si avvicina al titolo mondiale combattendo a Chicago. Nel frattempo, in Italia ad attendere l’atleta c’è un oblio che lo vedrà completamente fagocitato dalla ferocia delle leggi razziste in quanto ebreo. Così prende forma l’idea di rimanere negli Stati Uniti ma Lelletto a casa ha qualcuno che lo attende: si tratta della sua famiglia, specialmente di sua moglie Ester. Sceglie di tornare e di guardare senza paura la realtà in faccia. Proprio la sua patria però gli volterà le spalle. Leone verrà infatti tradito da due delatori e arrestato dai nazisti, verrà deportato ad Auschwitz e trasferito successivamente Ebensee/Mauthausen. Anche nel campo continua a combattere come solo un pugile sa fare. Questo gli costerà caro, verrà massacrato di botte per aver difeso suo fratello.
La storia di Lelletto, il pugile del ghetto di Roma è entrata a far parte del cuore di molti e finalmente, dopo uno spettacolo teatrale, Antonello Capurso ha deciso di trasformare la storia di questo personaggio in un romanzo dal titolo: “La piuma del ghetto – Leone Èfrati, dalla gloria al campo di sterminio” (Gallucci). Un racconto in cui la storia con la S maiuscola fa da sfondo ad un’incredibile vicenda personale. “Avevo già raccontato la storia di Leone Efrati a teatro, poco prima della chiusura totale a causa della Pandemia da Covid-19. Mi sono reso conto però che la vita di Efrati non era mai stata interamente raccontata. C’erano giusto gli episodi qua e la, il ritrovamento della valigia e dei suoi oggetti, però per tempo questo personaggio è stato dimenticato – racconta a Shalom l’autore – Con questo testo si vuole proprio rievocare la sua vita, un’operazione mai fatta prima che ha comportato circa due anni di lavoro. Rispetto a tutto ciò che è stato fatto precedentemente questa opera rappresenta la storia della sua vita, sebbene romanzata, in maniera completa. È stato un lavoro arduo, perché era stato dimenticato completamente durante il periodo delle leggi razziali nonostante sia stato un personaggio davvero straordinario.”
Un testo che riporta alla luce un personaggio storico della box italiana ricostruito attraverso un meticoloso lavoro di ricerca delle fonti da parte dell’autore. Dai giornali americani, alle testimonianze e interviste. “La vita di Leone andava raccontata, valeva davvero la pena anche se in forma romanzata” aggiunge l’autore. L’ultima parte del libro si concentra poi su un evento degno di nota: ovvero il processo ai due delatori che denunciarono Lello. “Il valore di questo romanzo risiede nel fatto che questa storia si presta a diversi piani di lettura. Che per come la vedo io, è l’essenza della letteratura. In questo modo il lettore ha a disposizione l’affresco storico dell’Italia tra il 1935 e il 1947, c’è la storia personale di Leone, c’è il senso di riscatto ma soprattutto la bellissima storia d’amore tra lui e sua moglie “spiega Antonello Capurso. “La piuma del ghetto” è il racconto di un singolo che raccoglie un importante testimonianza degli anni più oscuri del Novecento. “L’idea era proprio rappresentare cosa fu l’Italia di quegli anni. La caduta nell’abisso, la guerra e poi la rinascita. Tutto questo attraverso una vicenda privata, quando Giorgio Bassani scrisse “Il giardino dei Finzi Contini” fece un affresco della storia dell’Italia attraverso il racconto di una famiglia ed io ho cercato di fare una cosa simile. In questo libro si possono trovare tante corde che vibrano: la famiglia, l’amore, e chiaramente il senso di riscatto” conclude Capurso.
Il libro verrà presentato lunedì 16 gennaio 2023 ore 18:30 presso la Casina dei Vallati (Via del Portico D’Ottavia 29)