In occasione di Yom HaShoah è stato presentato al Centro Ebraico Italiano- Pitigliani il film “Le valigie della storia”, ideato da Marina Piperno e diretto da Luigi Faccini. L’evento si è aperto con i saluti del presidente de Il Pitigliani Daniel Coen e l’intervento di Antonella Di Castro, vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma. “Oggi non è solo Yom Ha-Shoah, il giorno del ricordo, ma anche Yom-Hagvurà, il giorno dell’eroismo. In questo periodo, caratterizzato da odio e minacce, è il momento di mostrare l’eroismo facendo memoria e combattendo nei luoghi dove si trova odio e antisemitismo” ha affermato la vicepresidente CER. La visione del film è stata preceduta da un dialogo tra Marina Piperno e Giorgia Calò in cui sono state spiegate le ragioni che hanno portato alla realizzazione dell’opera cinematografica.
“Questo film è stato frutto di un lavoro durato tre anni. Nasce da una scoperta di bobbine che appartenevano mio padre risalenti agli anni Trenta e Quaranta” ha raccontato l’autrice del film. “L’obiettivo è trasmettere il Novecento ai giovani che non lo conoscono. Se non si conosce la storia si fa una grande confusione, come accade oggi”.
Il film narra della storia privata di Marina Piperno immersa nel grande contesto della seconda guerra mondiale. Appartenente ad una famiglia ebraica che viveva nel ex ghetto di Roma e nata nel periodo dell’ascesa del nazifascismo, a causa delle leggi razziali, Marina non poté frequentare la scuola insieme agli altri bambini. Nel 1938, suo padre partì per gli Stati Uniti per esplorare la possibilità di emigrare e trovare rifugio lontano dalle crescenti persecuzioni antisemite in Italia. Questo viaggio però non andò per il verso giusto: le autorità americane gli consentirono di portare moglie e figli, ma non la madre, la nonna di Marina, e dunque decise di restare con la famiglia a Roma. Il 16 ottobre 1943, Marina e la sua famiglia riuscirono a salvarsi grazie a un avvertimento tempestivo e si nascosero prima in una casa di conoscenti non ebrei e poi in un convento di suore. Nel convento Marina e la sua famiglia furono costretti ad essere chiusi per lunghi mesi in una stanza seminterrata, dove dovevano pronunciare continuamente il loro nome nuovo e recitare le preghiere dell’Ave Maria. Fu così che Marina e la sua famiglia trovarono la salvezza.
Oltre alla biografia di Marina Piperno il film ripercorre gli eventi più importanti dell’occupazione nazifascista, le deportazioni ad Auschwitz, l’eccidio delle fosse Ardeatine e le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto.