In occasione dell’ottantesimo anniversario del 4 gennaio 1944, si è svolta la commemorazione in ricordo dei 330 prigionieri romani, tra cui 12 di religione ebraica, che da Regina Coeli furono mandati al campo di concentramento di Mauthausen. Assieme al rastrellamento del 16 ottobre e del Quadraro, avvenuta il 17 aprile 1944, il 4 gennaio è una delle tre date che ricorda una deportazione di massa a Roma.
«Come ormai da tradizione, siamo qui per ricordare la deportazione del 4 gennaio 1944» ha affermato a ‘Shalom’ Andrea Di Veroli, presidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti (ANED). «Per i fatti che stanno accadendo in questi giorni è quanto mai importante ricordare quanto accaduto, perché, come disse Primo Levi: “Ciò che è stato può sempre riaccadere”» ha aggiunto.
«Dobbiamo cercare il più possibile di attualizzare il concetto di memoria e continuare a ribadire il concetto della scelta, che per noi è fondamentale. – ha spiegato Daniele Massimo Regard, assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, presente alla cerimonia – In quei giorni c’è chi fece queste scelte molto coraggiose che hanno permesso a molti di noi di essere ancora qui oggi». Presente anche Livia Ottolenghi, assessore alla Politiche educative dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiani, che a ‘Shalom’ ha ribadito l’importanza di questa data e del luogo dove si è commemorata. «È un luogo che era sconosciuto ai più fino a pochi anni fa, solo grazie all’attività di Piero Terracina e di Grazia Di Veroli è stata sempre più valorizzata. – ha sottolineato – È importante che in futuro questa data e questo luogo non vengano dimenticati e che anzi siano sempre più conosciuti all’interno della comunità ebraica e anche fuori».