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    Lag Ba’Omer ai templi Bet Shalom e Bet Michael

    Diverse sinagoghe di Roma hanno organizzato nelle proprie sedi le celebrazioni per Lag Ba’Omer, 33esimo giorno dell’Omer, il periodo di sette settimane interposto fra la seconda sera di Pesach e l’inizio di Shavuot, e quindi tra l’offerta di grano (omer) e quella di frumento che venivano rispettivamente effettuate all’epoca del Tempio di Gerusalemme. 


    Dopo la preghiera serale di arvìt, sia la sinagoga Bet Shalom che quella Bet Michael hanno disposto, nei propri cortili, tavoli e sedie per fare una braciata assieme ai presenti, all’insegna del buon umore e partecipando a lezioni di Torah. Ma perché si festeggia? I giorni dell’Omer sono considerati un periodo di lutto, a causa dell’epidemia che uccise i discepoli di Rabbì Akiva, e perciò bisogna comportarsi di conseguenza: è vietato organizzare feste e matrimoni, tagliarsi barba e capelli, e si deve dispensare da tutte le azioni non conformi allo stato di lutto. Lag Ba’Omer, in questo senso, spezza l’osservanza dei divieti, perché ricorda il momento in cui l’epidemia cessò di mietere vittime: si celebra la ripresa della vita.


    Alcuni sostengono, però, che i ventiquattromila allievi di Rabbì Akiva siano morti, in realtà, durante la rivolta di Bar Kochvà, coincidente proprio col giorno di Lag Ba’Omer, combattuta a Gerusalemme dagli ebrei contro l’Imperatore romano Adriano. Infine, questa data corrisponde anche alla morte del celebre rabbino Rabbì Shimon Bar Yochai, allievo di Rabbì Akiva e autore dello Zohar. Proprio in virtù di questi ultimi elementi, a Lag Ba’Omer è tradizione accendere dei falò: alcuni dicono per ricordare la luce che il rabbino Shimon Bar Yochai portò nel mondo, altri per rammentare la guerra contro Roma.

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