È stato il
Tempio Bet Michael l’ultima tappa romana del viaggio per le comunità ebraiche d’Europa
di Rav David Lau, Rabbino Capo ashkenazita di Israele. Il tempio era gremito di
adulti e bambini che lo hanno accolto gioiosamente e con grande interesse. Alla
serata hanno presenziato anche la presidente della Comunità Ebraica di Roma
Ruth Dureghello, il rabbino capo Rav Riccardo Di Segni, Rav Reuven Roberto Colombo,
il morè Eithan Della Rocca e il
responsabile del Tempio Bet Michael Riccardo Pacifici.
Rav Colombo
rivolgendosi a Rav Lau e ai numerosi presenti ha spiegato che nella parashà di
questa settimana c’è scritto che se vuoi essere chacham D-o ti dà cuhmà alla condizione tu sia un chaham.
«E allora
non si capisce la prima cuhmà chi
l’ha data, se è D-o che aiuta la persona ad essere chaham». «Un maestro di
Vilna» ha proseguito Rav Colombo «dice che nel libro di Loth è scritto che la cuhma
è timore di dio». Perché bisogna avere timore? «Perché se uno ha timore
costruisce la sua vita ebraica, mentre se non ha timore di Dio costruisce solo
il suo cervello». Se una persona ha timore nel rapporto con il mondo delle
mizvot e con il mondo della Torah, allora Dio lo aiuterà ad essere un chaham
anche nella sua conoscenza. Colombo ha ricordato anche il padre di Rav Lau da
cui i figli avrebbero imparato yirat shamaim.
Pacifici
ha ricordato suo nonno, da cui prende il nome, il rabbino Riccardo Pacifici che
venne arrestato e deportato ad Aushwitz, dove morì nelle camere a gas di
Birkenau nel 1943. «Mio padre mi ha sempre raccontato un insegnamento di mio
nonno: quando un uomo gira con la Torah sotto il braccio non deve temere nulla.
Quando è entrato nelle camere a gas non aveva un libro della Torah……». Pacifici
ha anche illustrato fieramente delle numerose sinagoghe, ristoranti, macellerie
e della scuola ebraica: «la migliore
risposta a chi voleva annientarci».
Profonda e
non priva di senso dell’umorismo la lezione di Rav Lau. «Quando una persona
vuole davvero fare qualcosa con tutto il proprio cuore, alla fine ci riesce»:
Rav Lau ha raccontato a tal proposito dell’incontro tra il Ba’al Shem Tov,
rabbino del XVIII secolo, fondatore del chassidismo, e Rabbi Yakov Yosef di
Polnoa, che, non convinto dal chassidismo, decise di incontrare il Ba’alShem Tov,
con cui dibatté su come si potesse vivere la vita religiosa ebraica. Il loro
dibattito viene interrotto da un venditore ambulante che bussò alla porta per
chiedere al Ba’al Shem Tov qualcosa da vendere. Quando questi gli rispose che
non aveva niente da dargli, il venditore replicò «se veramente vuoi trovarlo,
alla fine lo trovi». Il Ba’al Shem Tov continuò quindi a cercare finché non
trovò due cucchiai che consegnò al venditore ambulante che andando via commentò
«vedi che alla fine cercando, trovi».
I due
rabbini non riuscirono a convincersi a vicenda e decisero allora di salutarsi.
Rabbi Yakov Yosef raggiunse la sua carrozza, e proprio mentre era in procinto
di chiudere lo sportello venne raggiunto dal Ba’al Shem Tov che gli disse «non
è che non puoi convincerti, è che non vuoi». Durante il viaggio di ritorno la
carrozza si bloccò in una pozzanghera, il cocchiere provò con grande sforzo a
farla ripartire, spingendola ed incitando i cavalli chiedendo anche al rabbino
di aiutarlo a spingere il carro, ma rabbi Yakov gli disse che non poteva farlo
perché era vestito elegantemente. Fu allora che il cocchiere gli rispose «non è
che non puoi, è che non vuoi farlo». Colpito dal fatto di essersi sentito dire
la stessa cosa per tre volte così ravvicinate tra loro, rabbi Yakov pensò che
significasse che se avesse voluto, avrebbe potuto cambiare. Tornò quindi indietro
e divenne uno dei primi e più noti discepoli del Ba’al Shem Tov.
«Sappiamo
che quando una persona capisce che una cosa è veramente importante per lui,
allora scopre una forza dentro che prima non sapeva di avere. Quando vuoi
davvero qualcosa, allora riesci ad ottenerla» ha spiegato Rav Lau, secondo cui
«ogni inizio è difficile, anche adempiere alle 613 mitzvot all’inizio è
difficile, ma poi capiamo, e riusciamo a studiare la Torah e a rispettare le
mitzvot con gioia».
Anche
Pesach, che si sta avvicinando, secondo Rav Lau non è difficile, nonostante si
debba pulire casa. Sorridendo, ha ricordato alle donne che la polvere non è
chametz e che pulire il chametz non è difficile, mentre per la polvere è
un’altra storia. È importante, ha sottolineato Rav Lau, che le donne ed i
bambini riposino nel pomeriggio prima del seder per poter partecipare, poiché
la mitzva del seder va fatta tutti insieme.