
Libertà e speranza: sono queste le due parole che hanno guidato l’annuale serata di gala del Keren Hayesod, durante la quale è stato ribadito l’impegno a sostenere Israele in ogni situazione. L’evento è stato organizzato dalla sezione locale del Keren Hayesod, il braccio operativo di raccolta fondi del movimento sionista e dell’Agenzia Ebraica. Un lavoro duro ma fatto con ancora più amore a partire dal 7 ottobre. Lo ha sottolineato in apertura il presidente del Keren Hayesod Roma David Hannuna in una serata ricca di emozioni tra balli, sorrisi e pianti, condotta da Eyal Avneri e Ariela Piattelli.
“Questo evento lieto cade vicino a Purim, e non credo che sia un caso; all’alba comincerà il digiuno, ma perché si digiuna prima di Purim? Lo impariamo da Ester che chiede di digiunare per la salvezza del popolo ebraico. Il 13 di Adar era il giorno estratto a sorte per eliminare tutti gli ebrei dell’impero persiano, così gli ebrei si radunarono per salvare la loro identità – ha detto durante il suo discorso il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni – Un messaggio estremamente attuale perché in ogni epoca esiste qualcuno che vorrebbe eliminare Am Israel, e dal 7 ottobre lo abbiamo potuto vedere davvero. Ciò che ricordiamo non è un evento remoto nel tempo, anzi; è scritto infatti: gli ebrei si devono riunire per resistere contro chi li vuole distruggere. Per citare un grande rabbino, gli ebrei possono vivere fuori da Eretz Israel, ma non possono vivere senza Israele” ha concluso Rav Di Segni.
Durante la serata sono state poi proiettate alcune clip di un lungometraggio inedito, ritrovato dallo Shaliach del Karen Hayesod in Italia Eyal Avneri all’interno della Fondazione Spielberg, girato da Jaacov Ben-Dov e prodotto dal Karen Hayesod. Immagini capaci di mostrare come fosse Israele nel 1924, durante la terza Aliyah. Clip di speranza che mostrano i Chaluzim (primi pionieri della terra d’Israele) intenti a costruire quella che sarebbe stata la casa del popolo ebraico, sottolineando il legame storico fra passato e presente dello Stato d’Israele. Sono poi seguiti i discorsi di Victor Massiah, presidente internazionale del Karen Hayesod e di Sam Grundwerg Presidente Mondiale del Karen Hayesod. Presenti in sala l’ambasciatore d’Israele in Italia Jonathan Peled, Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma.
Ma il momento più forte e toccante della serata è stata l’intervista che la giornalista e direttore di Shalom Ariela Piattelli ha fatto a Barak Deri, un vero Ghibor d’Israele, un eroe.
Barak Deri ha 35 anni ed è direttore in un’azienda che si occupa di intelligenza artificiale; è un giovane eroe che come tanti altri ragazzi israeliani ha visto cambiare tutto il 7 ottobre, quando si è trovato da riservista a entrare tra i primi e combattere con la sua unità speciale dell’IDF a Be’eri, uno dei kibbutzim più colpiti dal pogrom di Hamas al confine con la striscia di Gaza.
“Ero a casa mia a Tel Aviv come ogni sabato a bere un caffè quando ho ricevuto un video da Sderot e poco dopo dei messaggi da parte di tre dei miei fratelli tutti al Nova Festival, chiedevano aiuto. Arrivato all’unità, ci siamo diretti verso il festival dov’era mio fratello minore, ma poco dopo ci hanno spedito a Be’eri. Lì abbiamo visto l’orrore: case distrutte, corpi ovunque, famiglie distrutte. Una brutalità terribile, non solo di Hamas ma anche dei civili” ha raccontato Deri. Dopo il 7 ottobre Barak ha dovuto affrontare altre sfide: mesi dopo resta ferito gravemente mentre combatte contro i terroristi di Hamas, tanto che i soccorritori non sanno se Barak riuscirà a sopravvivere. Ma grazie alle cure che riceve in ospedale ce la fa. Dopo mesi e mesi di riabilitazione, Barak ha raccontato la sua storia anche al Congresso degli Stati Uniti.
“Non sarà semplice tornare a vivere come prima, per gli israeliani ma per gli ebrei di tutto il mondo sarà complesso elaborare questo immenso trauma. Eppure, da questa guerra ho compreso una cosa fondamentale che credo sia importante trasmettere anche agli altri: quella che Israele sta portando avanti è una guerra tra un popolo che ama la vita è uno che ama la morte”.
Foto credit: Luca Sonnino Photographer