“Solo il dovere. Oltre il dovere. La diplomazia italiana di fronte alla persecuzione degli ebrei” è la mostra inaugurata alla Casina dei Vallati il 27 gennaio, che resterà aperta fino al 14 luglio 2019. Curata da Sara Berger e Marcello Pezzetti, con la consulenza di Federica Onelli, promossa dalla Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la mostra racconta l’atteggiamento dei diplomatici italiani di fronte alle leggi razziali e alle successive persecuzioni, fino agli anni della Guerra e dello sterminio. In esposizione foto, filmati, documenti, mappe e articoli di giornali, spesso inediti grazie al fondo documentario ritrovato presso l’Archivio Storico Diplomatico del MAECI e a numerosi materiali provenienti dall’estero.
La mostra inizia raccontando la discriminazione del ’38 con il licenziamento della componente ebraica del personale e in generale a un atteggiamento antisemita dei funzionari del ministero. Seguono due sezioni: un sulla situazione degli ebrei di tutto il mondo nel 1938, ricostruita attraverso le risposte date dalla diplomazia italiana a un questionario del Ministero della Cultura Popolare; numerosi i rapporti su eccidi e deportazioni. La seconda sezione riguarda l’atteggiamento delle delegazioni diplomatiche italiane in specifiche aree geografiche (il territorio del Reich, la Croazia, la Francia e le colonie nordafricane, i Paesi Bassi, la Bulgaria, la Grecia): emergono molteplici sforzi per garantire agli ebrei del luogo la massima protezione; non mancò naturalmente anche chi invece seguì la volontà del regime.
Al momento dell’inaugurazione, presenti numerose delegazioni diplomatiche di diversi Paesi, oltre ai sopravvissuti ai campi di sterminio Sami Modiano e le sorelle Andra e Tatiana Bucci. Proprio la storia della famiglia di Selma, moglie di Sami, lega la sua sopravvivenza all’intervento del console Castruccio, che riuscì a trasferire centinaia di ebrei da Salonicco ad Atene mettendoli in salvo.
“Per il Ministero degli Affari Esteri questa è un’occasione di memoria collettiva della diplomazia italiana e il prosieguo di un impegno contro l’antisemitismo avviato con la Conferenza di un anno fa che ha inaugurato la presidenza italiana dell’OSCE” ha affermato nel suo discorso Armando Barucco, Capo dell’Archivio storico del MAECI. “Questa mostra non ha un intento apologetico, ma vuole essere una riflessione sul valore e sul coraggio di certi individui, contrapposti alle scelte abiette di altri”.
“Il messaggio di questa mostra è già intrinseco nel titolo” ha dichiarato il Presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia a Shalom. “Ciò che emerge dalla documentazione raccolta in questa sede illustra che a fronte dell’impostazione razzista del Ministero degli Esteri, molte libere iniziative dei diplomatici italiani si distinsero con gesti coraggiosi mettendo in salvo alcune vite umane”.
“Questo pezzo di storia va ancora indagato” ha aggiunto lo storico Marcello Pezzetti intervistato da Shalom. “Il mondo della diplomazia ci riserva delle sorprese: una parte ha aiutato gli ebrei, mentre un’altra ha appoggiato le istanze antisemite ufficialmente promosse dal regime fascista. Altro aspetto importante è che tutti sapevano: i rapporti provenienti da ogni parte d’Europa riportano eccidi, persecuzioni e deportazioni in corso”.