Pubblichiamo di seguito un estratto dal
libro di Ruben Bondì “Cucina con Ruben” (Cairo Editore), adesso in libreria
L’amore per
la cucina mi viene, credo, dalle mie nonne. Dico credo perché siamo una
famiglia molto unita e, di solito, i nostri incontri ruotano sempre attorno al
cibo, come in ogni famiglia ebraica che si rispetti. La nostra cultura prevede
una grande tradizione culinaria: per qualsiasi cosa, se magna. Tutti i
venerdì, per esempio, per lo Shabbat, siamo sempre a cena insieme. O ancora,
per lo Yom Kippur, che è il giorno del digiuno, il cibo diventa occasione di incontro
perché subito prima del suo inizio ci si ritrova per mangiare tutto il
possibile. Ma, in generale, si esce poco a mangiare, anche durante le feste: a
casa, c’è poco da fa’, si mangia meglio. Le mie nonne sono bravissime ai
fornelli, e pure mio nonno Aldo se la cava. In casa nostra, invece, ha sempre
fatto tutto mia mamma, che prepara dei piatti straordinari: i suoi pomodori con
il riso non sono ancora riuscito a replicarli. Gli episodi che ricordo più distintamente
sono quelli legati a ciò che si mangiava, a quello che mi mettevo o mi ritrovavo
nel piatto. A incontrovertibile prova dell’importanza del cibo per noi, valga
solo questo: la mamma di mia nonna paterna, la bisnonna Clelia, ha quattro
frigoriferi a casa sua e, quando da piccolo andavo a mangiare da lei, qualsiasi
cosa le chiedessi lei l’aveva, pure il cocomero a gennaio. Le sue mani, per
quanti cibi ha fritto, non hanno più sensibilità al calore. Si capisce, quindi,
che per far risalire a una sola persona il mio interesse gastronomico è
difficile. Prima di scoprire questa passione e capire, comunque abbastanza
presto, che avrei voluto diventasse anche un lavoro, sono sempre stato un
bambino molto creativo. Cucinavo, disegnavo, a 12 anni scrivevo poesie, mi
sentivo molto ispirato all’epoca.
Anche a
scuola ero bravo, fino alle medie sicuramente. Poi la grande scelta della
scuola superiore e, ovviamente, un bravo studente non può non fare il liceo:
finii allo scientifico. Era, tuttavia, una realtà non molto adatta a me, e,
anzi, quasi soffocante. Così, per sfuggirvi, mi rifugiai in cucina. Leggevo
libri, storie di grandi chef, guardavo programmi di cucina, e poi la sera a
casa provavo a riprodurre i piatti (in quel periodo, il mio amico Edoardo mi
aprì una pagina Facebook e, un anno dopo, quella Instagram, ma per molti anni
ancora sarebbero rimaste, per così dire, dormienti).
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“Cucina con Ruben” di Ruben Bondì, Cairo Editore – pp 224