Un ricatto, un’estorsione, una tragica beffa. Così è rimasta nella memoria degli ebrei romani la storia dei 50 chili d’oro, estorti dai nazisti nel settembre del ’43 in cambio di una presunta salvezza. Una vicenda che non fu soltanto l’antefatto, il prologo di ciò che avvenne dopo, la razzia nell’alba plumbea del 16 ottobre quando iniziarono le deportazioni nazifasciste. Vi è molto di più nella richiesta criminale e intimidatoria dell’oro, nelle ore di raccolta disperata, nell’illusione di essere salvi, nella dissoluzione della speranza che consegnò gli ebrei romani al buio della Storia. A raccontare i fatti con una nuova prospettiva, il volume fresco di stampa “Il ricatto dell’oro – cronaca di un’estorsione”, a cura di Yael Calò e Lia Toaff, che ricostruisce la cronaca degli eventi partendo dalle ricevute consegnate dalla comunità di Roma a chi diede l’oro e conservate al Museo Ebraico di Roma. Una fonte di informazioni finora inesplorata che adesso illumina un nuovo percorso di conoscenza.
Le curatrici libro, con il contributo di Claudio Procaccia, che ha svolto il lavoro statistico sulle matrici, partono dallo studio delle ricevute per arrivare alle storie dei singoli. In una vera e propria investigazione, Calò e Toaff connettono gli oggetti alle persone che hanno dato l’oro con la disperata illusione di salvarsi e di salvare. Lo studio delle matrici ha infatti permesso, assieme alle testimonianze raccolte, di ricostruire i profili di coloro che donarono e il ruolo che alcune personalità ebbero in questa storia: dal geografo Roberto Almagià, geografo ed esploratore, all’Ammiraglio Augusto Capon, padre di Laura Fermi, al celebre Romolo Balzani, cantante e attore che non ebreo donò il suo anello d’oro. C’è l’orefice Angelo Anticoli che saggiava l’oro seguendo minuto per minuto la vana corsa contro il tempo. E anche un ragazzo di 14 anni, Giacomo Moscati, che volle contribuire alla raccolta con un anellino ricevuto per il suo Bar Mitzvà. Nomi, numeri e appunti rivelano che oltre il 90% di coloro che diedero l’oro appartenevano alla comunità ebraica che si ritrovava unita costretta a vivere un evento senza precedenti.
Ogni singola ricevuta rappresenta un mondo. Le storie e i profili ricostruiti ci raccontano la fotografia degli ebrei nella Roma occupata alle soglie del 16 ottobre 1943. “Io ho visto nel piccolo della mia famiglia tutto quello che stava succedendo contemporaneamente in tutta la comunità di Roma”, racconta nella sua testimonianza Enrico Modigliani sulle ore concitate della raccolta. Ciò che seguì è ampliamente studiato, ricostruito e sviscerato da numerosi storici. Adesso il libro getta nuova luce sulla storia perché riesce a immortalare le persone in questi tragici momenti, tanto da immaginare la madre e la nonna di Enrico Modigliani mentre mettevano assieme l’oro che avevano in casa, il dolore di separarsi da ricordi che gli oggetti preziosi rappresentavano, il tutto per rincorrere una vana speranza.
Per acquistare il libro:
https://shop.museoebraico.roma.it/prodotto/il-ricatto-dell-oro/