Ospiti d’eccezione al Tempio Maggiore per il 120° anniversario dalla sua inaugurazione: le celebrazioni, infatti, hanno visto la partecipazione delle più alte cariche istituzionali, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ed altre figure di rilievo. Questa partecipazione ha sottolineato l’importanza del Tempio non solo per la comunità ebraica, ma anche per la città di Roma e per l’intero Paese. La comunità ebraica di Roma ha confermato la propria integrazione nel Paese e il suo ruolo centrale nella vita religiosa, sociale e culturale.
A condurre la cerimonia è stato Maurizio Molinari, editorialista de La Repubblica, che ha ricostruito la storia del Tempio Maggiore, guidando i presenti in un emozionante viaggio attraverso i momenti cruciali che hanno segnato la storia della comunità ebraica romana. “La costruzione di questa sinagoga ha segnato una svolta epocale, perché giunse dopo l’emancipazione del 1870 con l’unità d’Italia e la fine delle restrizioni imposte agli ebrei, che fino ad allora erano stati costretti a vivere confinati nel Ghetto Pontificio, soggetti alle pesanti limitazioni dovute alla bolla di Papa Carafa nel 1555. La maestosità di questa sinagoga ci fa provare ancora oggi il sentimento che c’era 120 anni fa: l’ebrezza per la libertà riconquistata. Da qui si generò la volontà di integrarsi nella società italiana, pur mantenendo la propria identità, perché, come ha scritto lo storico Attilio Milano, ciò che distinse il Risorgimento fu che gli ebrei divennero cittadini dello Stato unitario contemporaneamente a tutti gli altri italiani. Un fatto unico nella storia dell’emancipazione ebraica in Europa”.
“Noi siamo, Presidente, i bené Romì, i ‘figli di Roma’. Orgogliosamente italiani e orgogliosamente ebrei. Questo Tempio è il luogo in cui si esprime il nostro amore per la vita. Il luogo delle feste e dei matrimoni” ha detto nel suo intervento il presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, che ha poi ringraziato tutte le istituzioni per il loro impegno nella lotta contro l’antisemitismo. “Grazie al governo italiano e alle istituzioni che ci manifestano ogni giorno solidarietà contro un antisemitismo che è in crescita dopo il 7 ottobre. Un antisemitismo antico e nuovo insieme, ma sempre ignobile. Un pregiudizio che nega lo spirito e la lettera della nostra Costituzione: l’articolo 3 (‘tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge’) e gli articoli 8 e 19, sulla libertà religiosa”.
Durante la cerimonia, Rav Funaro ha cantato Ittorerì Ittorerì, il versetto di Isaia 52:1, “Risvegliati, risvegliati, rivestiti della tua forza, Sion; indossa le tue vesti più belle, Gerusalemme, città santa” accompagnato dall’organo del Tempio Maggiore. Questo passo, simbolo di rinnovamento e redenzione, invita a riscoprire la forza spirituale delle proprie radici e a prepararsi al cambiamento con speranza.
“In tempi difficili come questi, la nostra comunità guarda a Lei come il primo garante di quel testo e della stabilità del nostro Paese. Anche se la storia e l’attualità concentrano la nostra attenzione, non dobbiamo dimenticare il senso essenziale di questo edificio. Quando il re Salomone costruì il primo Tempio di Gerusalemme, si pose una domanda, parlando al Signore: ‘Il cielo e la terra non Ti possono contenere, e che cosa può pretendere questo edificio, benché grandioso?’ (1 Re 8:27). La risposta sta già nelle parole dell’Esodo, con cui il Signore ordina la costruzione del tabernacolo: ‘Mi faranno un santuario e abiterò in mezzo a loro’ (Es. 25:8). Si nota subito che non è detto che abiterò nel santuario, ma abiterò in mezzo a loro. Ogni sinagoga è un piccolo santuario. Serve a portare il sacro in mezzo a noi, e ad avvicinare noi al sacro. Ad ognuno di noi, noi tutti, che siano per questo disponibili. Sacro nell’ebraismo è ciò che innalza l’umanità, che le dà dignità e che riconosce l’immagine divina in ogni essere umano. Di questo abbiamo bisogno, tanto più in momenti come questi” ha detto il rabbino capo Rav Riccardo Di Segni, lanciando un messaggio al Presidente Mattarella.
La parola è poi passata a Rav Amedeo Spagnoletto, presidente del museo MEIS, che ha narrato la storia degli arredi che decorano il Tempio Maggiore. Rav Spagnoletto ha anche riflettuto sulla vita della sinagoga, interpretando il suo ruolo nella quotidianità della comunità ebraica. “La vita del Tempio Maggiore di Roma non si limita ai momenti solenni e di rappresentanza, come quello che celebriamo oggi, ma si esprime anche nella quotidianità, dove la formalità lascia spazio alla vivace partecipazione dei frequentatori. Qui si lavora ogni giorno per perpetuare il senso di amicizia e collettività, in sicurezza e pace”.
Al termine della cerimonia due bambini della Scuola Elementare Ebraica “Vittorio Polacco” in rappresentanza della CER hanno consegnato in dono un calice d’oro e argento al Presidente Sergio Mattarella, simbolo del legame tra la comunità e le istituzioni.