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    Giacomo Saban nelle carte sulla visita del Papa alla Sinagoga Maggiore donate all’ASCER

    Ci ha lasciato il prof. Giacomo Saban – che il suo ricordo sia di benedizione – nato a Istanbul da genitori di nazionalità italiana, matematico, vicepresidente e presidente del Consiglio dei Probiviri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e poi suo presidente emerito, Presidente della Comunità ebraica di Roma dal 1985 al 1988, direttore della Rassegna Mensile di Israel.

    Nel 2016 donò all’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER) “Giancarlo Spizzichino” due faldoni con carte relative alla visita del papa Giovanni Paolo II alla Sinagoga Maggiore di Roma (13 aprile 1986) che sono conservati nel fondo “Giacomo Saban”.

    La documentazione riguarda principalmente l’organizzazione dell’evento (il dettaglio scandito dagli orari con tutti i vari gesti di benvenuto da effettuare, la suddivisione dei ruoli nell’organizzazione della visita, la disposizione delle persone sulla Tevà, il pulpito di fronte all’Aron, l’armadio che contiene i rotoli della Torà, con quattro rabbini posti “a protezione” di fronte ad esso, l’elenco delle persone che furono presentate al Pontefice alla fine della cerimonia in un incontro privato svoltosi al secondo piano della Comunità). Interessante è la rassegna stampa di articoli riguardanti la visita, ma anche i rapporti ebraico-cristiani in generale.

    Sono presenti anche i vari discorsi pronunciati, in particolare Saban, a quel tempo presidente della Comunità ebraica di Roma (i vicepresidenti erano Giannetto Campagnano e Bondì Nahum), ha ripercorso la storia degli ebrei a Roma con molte ombre nei confronti dei rapporti ebraico-cristiani, sottolineando ovviamente la portata della visita. Il Rabbino Capo Toaff ha affermato la necessità del riconoscimento dello Stato di Israele (avvenuto 7 anni dopo), riferendosi al “ritorno del popolo ebraico nella sua Terra” che “deve essere considerato come un bene e una conquista irrinunciabile per il mondo, perché esso prelude – secondo l’insegnamento dei profeti – a quell’epoca di fratellanza universale a cui tutti aspiriamo”. A tale riguardo, tra la documentazione vi è anche un volantino del Movimento Culturale Studenti Ebrei che richiede il riconoscimento dello Stato di Israele da parte del Vaticano.

    A proposito della visita, Saban, espresse, da ebreo di origine turca abituato a visite al Gran rabbino in occasione delle festività da parte delle massime autorità religiose armene e ortodosse, un punto di vista diverso rispetto a quello dell’ebraismo romano che era stato oggetto di persecuzioni drammatiche. A sottolineare l’impegno di Saban nel dialogo ebraico-cristiano è la presenza, tra i vari documenti, anche di un suo contributo, risalente al 16 gennaio 1994, intitolato “Creati a immagine di Dio… Alcune riflessioni”, scritto in occasione della Giornata del dialogo ebraico-cristiano in cui, nel suo stile chiaro e diretto, sottolinea le difficoltà di tale rapporto: “L’azione svolta sinora è carente ed è insufficiente […], il cammino da percorrere è arduo e pieno di ostacoli”.

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