I nomi delle 335 vittime dell’eccidio
delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944 sono stati pronunciati uno per uno, nel
silenzio dei presenti, mentre scorrevano su uno schermo le loro fotografie.
Volti di età diverse la cui vita è stata spezzata dalla rappresaglia dei
tedeschi per l’attentato di via Rasella del giorno prima, il 23 marzo. Tanti i
cognomi ebraici citati tra le vittime: Coen, Caviglia, Di Castro, Di
Consiglio, Di Nepi, Di Nola, Di Porto,
Di Segni, Di Veroli, Funaro, Limentani, Moscati, Piattelli, Sermoneta, Sonnino,
solo per citarne alcuni.
Presenti per il 79° anniversario il
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Ignazio
La Russa, il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, il sindaco di Roma
Roberto Gualtieri, il ministro della difesa Guido Crosetto, la vice presidente della Regione Lazio,
Roberta Angelilli. A partecipare alla cerimonia anche i rappresentanti di varie
associazioni, delle forze armate e di altri enti, oltre ai parenti delle
vittime e agli studenti.
Tra i presenti, durante la solenne
lettura, qualcuno ha guardato fisso quei volti, alcuni hanno tenuto gli occhi
chiusi con le mani giunte in segno di preghiera, altri mandavano un bacio. C’ è
anche chi ha abbassato semplicemente la testa in segno di omaggio. Il silenzio
è poi esploso, alla termine della lettura del lungo elenco, in un applauso.
Mattarella, con le altre istituzioni presenti, ha deposto una corona di alloro
sulla lapide in omaggio ai martiri e, alla conclusione della cerimonia, ha
visitato le grotte e il sacrario.
“Non bisogna abbassare la
guardia. Espressioni inaccettabili di razzismo e antisemitismo affiorano troppo
e in troppi luoghi. Noi non dobbiamo avere nessuna tolleranza: questi fenomeni
vanno repressi e al tempo stesso va costruita una capacità di educare ai valori
e ai principi della nostra costituzione e alle pagine della nostra
storia”. Lo ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, a margine della
cerimonia in ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine al 79esimo anniversario
dell’eccidio. “Noi per questo ci impegniamo con la nostra politica culturale
della memoria nelle scuole, insieme alla nostra comunità educate, perché non si
dimentichi quello che è successo e quindi forti anche della nostra conoscenza
storica si possano contrastare tutti i fenomeni di antisemitismo, razzismo e
nazifascismo e delle pagine indelebili della nostra storia.
La presidente del Consiglio Giorgia
Meloni ha inviato un messaggio. “Oggi l’Italia onora le vittime
dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono
stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia
dell’attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle
ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335
italiani innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi –
Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell’informazione – ricordare quei
martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in
quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile
ma un dovere civico da esercitare ogni giorno”.
Molto sentito, come sempre, anche il
coinvolgimento del mondo ebraico, presente alla cerimonia alle Fosse Ardeatine con
i suoi massimi esponenti. “La comunità ebraica in questo luogo ha pagato un
prezzo altissimo” ha spiegato la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth
Dureghello. “Erano infatti molti gli ebrei rinchiusi nelle carceri romane che
in quell’occasione furono qui massacrati. La comunità non dimentica questo
sacrificio di italiani, perché questo erano i nostri famigliari e le nostre
vittime” ha sottolineato.
“Il 24 marzo è una data indelebile
nella storia italiana. Ricorda il martirio di uomini la cui vita fu utilizzata
soltanto per offendere e per una rappresaglia vigliacca e brutale” ha poi
aggiunto Dureghello a margine della cerimonia.
Il Rabbino capo di Roma Riccardo Di
Segni, affiancato da Rav Alberto Funaro, ha recitato delle preghiere tra cui il
Salmo 130 e il Kaddish. Rav Di segni ha ricordato a Shalom che “nel dopoguerra
non era prevista nel protocollo una preghiera ebraica: così il rabbino Prato si
presentò accompagnato dai hazanim vestito con tutti i paramenti e si pose sulla
porta. Si resero così conto dell’affronto che stavano facendo alla Comunità
ebraica e da quel momento è diventata parte del cerimoniale. Questo evento
nella storia degli ebrei romani rappresenta la più grande strage fatta in
questa città in 2200 anni di presenza. È qualcosa di terrificante”.
Presente anche la presidente
dell’Unione delle Comunità ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Questo è il
fulcro della memoria collettiva. È importante che ci siano le più alte
istituzioni a segnare questo momento. La lettura dei nomi è stata sicuramente
il momento più emozionante e forte” ha commentato Noemi Di Segni.