di Donato Grosser
capiteranno grandi mali e disgrazie, questo cantico deporrà come testimone
contro di lui perché non verrà dimenticato neanche dalla sua progenie, perché conosco
la sua indole e ciò che egli è per fare ancor prima che Io lo conduca alla
terra che giurai di dargli”. “Moshè dunque scrisse questo cantico in quel giorno
[l’ultimo giorno della sua vita], e lo insegnò ai figli d’Israele” (Devarìm, 31:21-22). Il cantico di cui si
tratta è la parashà di Haazìnu.
Nel quarto versetto della parashà è scritto: “La Rocca (in ebraico
“tzur”) la cui opera è perfetta,
poiché tutte le sue azioni sono giuste; è un Dio fedele senza iniquità, giusto
e retto egli è” (ibid., 32:4).
Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nell’introduzione alla
prima parte della Guida degli Smarriti scrive:
“Il primo scopo di questo trattato è di spiegare il significato di certi
termini che appaiono nei libri di profezia. Alcuni di questi termini sono
ambigui per cui gli ignoranti attribuiscono a loro solo il significato
originale dal quale derivano gli altri significati”.
Più avanti nel capitolo
sedicesimo il Maimonide definisce il termine “Tzur”, che è quello che appare nel versetto citato della parashà di Haazìnu. Egli scrive:
“Tzur è un termine che ha vari
significati [in ebraico “meshutàf”;
in inglese “equivocal”]. Il termine
denota una montagna. Come è scritto: “Batterai sulla roccia (Shemòt, 17:6). È un termine che denota
una pietra dura come la silice [in ebraico “chalamìsh”
in inglese “flint”], come è scritto:
“Coltelli di pietra” [“charvòt tzurìm”]
(Yehoshua’, 5:2). Inoltre il termine denota la cava dalla quale vengono
tagliate le pietre, come è scritto: “Guarda la cava dalla quale sei stato
tagliato” (Yeshaya’, 51:1). Successivamente, in derivazione da quest’ultimo
significato, il termine venne usato figurativamente per definire la radice e il
principio di ogni cosa. È per questo motivo che dopo aver detto: “Guarda la
cava dalla quale sei stato tagliato” la Scrittura continua [con le parole]:
“Guarda il tuo patriarca Avraham…”, dando così una interpretazione da cui si
capisce che la cava dalla quale sei stato tagliato è il tuo patriarca Avraham.
Cammina sulle sue orme, fai tua la sua legge, acquista il suo carattere, nel
modo in cui la natura della cava deve essere presente in quello che da essa
viene tagliato. A seguito di questo ultimo significato, Dio, egli sia lodato,
viene chiamato Rocca (“Tzur” ) perché
egli è il principio e la causa di tutto ciò al di fuori di Lui. Per questo è
scritto [in questa parashà]: “La
Rocca, la cui opera è perfetta”.
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Devarìm, p. 265) aggiunge: “Il Maimonide conclude il capitolo
citando il versetto nel quale Dio disse a Moshè : “Ecco vi è un posto presso di
me” (Shemòt, 33:21). Se tu, Moshè,
esisti è perché io, Dio, condivido un posto con te, Dio è l’origine del mondo,
non nel senso che lo ha creato molto tempo fa , ma nel senso che la radice è
l’origine dell’albero”.
R. Avraham Saba’ (Zamora, 1440-1508, Verona?) in Tzeròr Ha-Mor commenta che le parole “La
Rocca la cui opera è perfetta” sono forse un’allusione alla creazione del mondo
(“Ma’asè Bereshit”) perché tutta la
creazione è perfetta.
È interessante menzionare che
nel 1948 nella dichiarazione d’indipendenza dello Stato d’Israele venne
scritto: “Con la sicurezza nella Rocca d’Israele, noi firmiamo con le nostre
mani come testimonianza di questa dichiarazione nella sede del consiglio di
Stato sulla terra della patria, nella città di Tel Aviv, in questo giorno,
vigilia dello Shabbàt, 5 Yar 5708, 14 maggio 1948″. In questo caso il
termine “Rocca” fu usato perché i partiti marxisti non volevano menzionare la
parola Dio. Fu un compromesso che soddisfò tutti.