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    Commento alla Torà. Parashà di Chayè Sarà: la continuità d’Israele è nelle mani delle madri

    di Donato Grosser

    Dopo la morte di Sara, il patriarca Avraham decise che era tempo che il figlio Yitzchàk (Isacco) prendesse moglie. Così egli incaricò il fedele servitore Eli’ezer di andare a Haràn (Carrhae, dove nel 53 a.E.V. ebbe luogo la battaglia tra romani e parti dove Crasso fu ucciso) in Mesopotamia, la città del fratello Nachòr, a cercare una moglie per il figlio. Arrivato a Haràn, Eli’ezer fece inginocchiare i cammelli alla fonte al di fuori della città e attese che le ragazze venissero ad attingere acqua. Quando chiese a Rivkà, nipote di Nachòr, di dargli da bere, essa fece molto di più di quanto richiesto, diede da bere anche ai cammelli e offrì ospitalità per uomini e animali nella vasa paterna.

    R. Chayim Yosef David Azulai (Gerusalemme, 1823-1806, Livorno) in Penè David, scrive che Eli’ezer quando si rivolse a Rivkà voleva verificare che la ragazza fosse caritatevole e generosa come Avraham.

    Infatti riguardo ad Avraham è scritto che “piantò un èshel a Beer Sheva’” (Bereshìt, 21:33). Nel Talmud babilonese (Sotà, 10a) un maestro sostiene che èshel fosse un orto per offrire frutta agli ospiti e un secondo maestro sostiene invece che èshel fosse un albergo per gli ospiti con tutto il necessario. Rashì  (Francia, 1040-1104) nel trattato Ketubbòt (8b) commenta che le iniziali della parola èshel (alef-shin-lamed) alludono a akhilà (mangiare), shetiyà (bere) e levayà (accompagnamento). Da qui impariamo che Avraham era caritatevole e generoso.  

    R. Yosef Shalom Elyashiv (Lituania, 1910-2012, Gerusalemme) in Divrè Aggadà (p. 64) cita un passo talmudico (Ta’anìt, 26b) dove è scritto: “Non vi erano giorni più festivi Israele del 15 del mese di Av e del giorno di Kippur, quando le giovani di Gerusalemme uscivano vestite di bianco, con abiti presi a prestito per non imbarazzare chi non ne aveva […] e danzavano nelle vigne esclamando: Giovane guarda cosa scegli, non guardare la bellezza ma guarda la famiglia […] e così è detto nel Shir Ha-Shirìm: “Uscite, figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona di cui lo cinse sua madre nel giorno delle sue nozze, giorno di letizia del suo cuore” (Cantico dei Cantici, 3:11). Le parole “Nel giorno delle sue nozze” alludono al giorno in cui fu data la Torà [al monte Sinai], e le parole “Nel giorno di letizia del suo cuore” alludono alla costruzione del Bet Ha-Mikdàsh [il Santuario di Gerusalemme]. R. Elyashiv chiede quale sia lo scopo della conclusione di questo passo talmudico con le allusioni al giorno in cui fu data la Torà e alla costruzione del Bet Ha-Mikdàsh. E risponde che i Maestri vollero sottolineare che la Torà e la costruzione del Bet Ha-Mikdàsh furono messi nelle mani della donna ebrea. Quando venne data la Torà fu prima detto: “Così dirai alla casa di Ya’akòv” [cioè alle donne] e solo dopo “e racconterai ai figli d’Israele” [agli uomini] (Shemòt, 35:22). La donna può costruire o distruggere il Bet Ha-Mikdàsh; essa può dare continuità alla Torà o interromperla, perché lo spirito dei figli d’Israele è nelle sue mani. Un esempio di madre israelita è quello di Miriam che venne a vedere cosa sarebbe successo con la cassettina galleggiante nella quale era stato messo il fratellino Moshè  per trovare un’opportunità per salvarlo (Shemòt, 2:4).  Non come Hagàr che si allontanò per non vedere morire il figlio Yishma’el (Bereshìt, 21:16).

    R. Beniamino Artom (Asti, 1835-1879, Londra) in un sermone dato alla Bevis Marks Synagogue di Londra disse che le madri si danno da fare per vestire i bambini. Tuttavia non è sufficiente coprirli con i vestiti. Bisogna anche coprire la loro anima con la prima educazione. Dopo aver dato vita ai figli bisogna anche proteggerli e fare in modo come dice il profeta Yeha’yà (Isaia: 59:21) che ”il Mio spirito che riposa su te e le mie parole che ho messe nella tua bocca non si dipartiranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie, dice l’Eterno, da ora in perpetuo”.

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