Le
celebrazioni per il 25 aprile, 78° anniversario della Liberazione dell’Italia
dal nazifascismo, si sono aperte a Roma in due luoghi simbolici, il cimitero di
guerra del Commonwealth e Porta San Paolo. Un anniversario particolarmente
sentito dall’ebraismo italiano, che con oltre un centinaio di persone ha
partecipato alle commemorazioni.
Presenti per
la Comunità di Roma, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, la Presidente Ruth
Dureghello, il Vice Presidente Ruben Della Rocca e numerosi consiglieri, oltre
al consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Saul Meghnagi.
Al memoriale
di via Zabaglia il Rabbino Capo Di Segni ha intonato una preghiera per
ricordare tra i militari del Commonwealth caduti nella liberazione del Paese i
soldati ebrei che ne facevano parte.
L’ampia
delegazione poi, arricchita dai ragazzi dei movimenti giovanili e dai numerosi volontari,
ha sfilato in corteo con lo striscione della Brigata Ebraica e con i relativi
simboli lungo le poche centinaia di metri che conducono a Porta San Paolo, luogo
emblematico della lotta partigiana a Roma. Là dove si trova la lapide che
ricorda i caduti della Resistenza e le vittime della barbarie nazista, le
istituzioni ebraiche e i volontari hanno deposto delle corone di fiori.
“Questo
luogo dove abbiamo deposto una corona di fiori ricorda la Resistenza e le
truppe alleate che permisero all’Italia di essere liberata dalla dittatura, dall’oppressione
nazifascista e di riacquistare la meritata libertà – ha sottolineato la
Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello – È grazie al
sacrificio di quei tanti uomini e donne che oggi ci riconosciamo ancora nei
valori assoluti e imprescindibili dell’antifascismo, della libertà, della
democrazia, valori che sono a presidio anche del nostro presente. In questa
giornata non ci possono essere ambiguità, deve essere netto il messaggio che
deve passare, senza strumentalizzazioni. Sono stati uomini di grande coraggio,
che hanno scelto da che parte della Storia stare. Oggi va a loro la nostra
gratitudine e il nostro tributo meritato. Noi dobbiamo essere qui a presidiare
che qualsivoglia allontanamento dai valori originari ci possa essere: non credo
che questo nelle istituzioni oggi sia presente, ma noi siamo qua oggi a
rivendicare il fatto che saremo a presidiare su questo”.
Momenti
toccanti a cui hanno preso parte anche alcuni rappresentanti istituzionali,
come il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e il senatore
Lucio Malan.
“Questa è
la festa della libertà, la festa in cui gli italiani hanno trovato la libertà,
quindi è la festa di tutti coloro che si riconoscono come noi nei valori della
costituzione italiana, una festa che dovrebbe unire certamente tutti – ha commentato
il ministro Urso – Ho voluto essere qui presente con la comunità ebraica anche
a segnalare questa necessità: bisogna unire tutti nella festa della libertà in
cui gli italiani tutti, nessuno escluso, si riconosce, quindi ancora di più la
comunità ebraica, che tanto ha pagato più di altre”.
A suggellare
la solennità dell’iniziativa, l’intonazione del Canto degli italiani, Fratelli
d’Italia, e dell’Hatiqwa, l’inno d’Israele.