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    Washington. Apre il nuovo Museo delle spie

    La Aston Martin grigio metallizzata targata JB007 all’ingresso sara’ l’unico richiamo romantico al mondo dello spionaggio del nuovo Museo internazionale delle spie, che sara’ inaugurato oggi a Washington. Perche’ per il resto, sara’ tutta cronaca vera e ricostruzione rigorosa della storia dello spionaggio americano, comprese le pagine piu’ oscure, come le torture e il waterboarding nel carcere di Guantanamo. Tra le novita’, l’ex direttore della Cia raccontera’ come ando’ il blitz per uccidere Osama Bin Laden nel 2011, mentre i visitatori potranno partecipare a un gioco virtuale in cui muoversi da spie con tanto di nome in codice. Il museo prendera’ il posto del precedente, chiuso l’anno scorso, e sara’ molto piu’ innovativo. Nel primo erano esposti circa 3.000 oggetti e memorabilia (seicento per volta, a rotazione) che privilegiavano l’aspetto umano del ruolo dell’agente segreto, ora saranno circa 10.000 e senza censure, come promettono gli organizzatori. Il museo, costato 162 milioni di dollari, ha scelto di costituirsi come no profit per mantenere la propria indipendenza: accettare finanziamenti statali avrebbe significato non poter scegliere cosa mostrare. Durante la visita si possono ascoltare le storie dalla voce dei protagonisti: un ex direttore della Cia racconta il ruolo fondamentale delle spie nel raid per Bin Laden in Pakistan, lo psicologo della Cia spiega il complesso legame basato su paura e fiducia che corre tra informatori e agenti, agenti donne smontano il mito della spia seduttrice che ottiene le informazioni solo grazie alla propria avvenenza. La storia dei servizi segreti negli Stati Uniti nasce insieme al Paese: la prima spia fu l’agente 711, alias George Washington. Durante la guerra di indipendenza americana, il futuro presidente degli Stati Uniti coordino’ cosi’ bene il lavoro di intelligence da segnare la sconfitta degli inglesi: la lettera che lui stesso scrisse per fondare la Cia e’ esposta al museo. Oltre ai memorabilia, si possono vivere esperienze in prima persona: la “scatola degli interrogatori” dove non si poteva stare ne’ seduti ne’ in piedi, il “letto” di tortura con le manette per polsi e caviglie. Oppure indossare un sensore ed essere riconosciuti come agenti segreti in alcune zone interattive del museo: alla fine della visita, il sistema analizza le proprie abilita’ di spia e quale tipo di agente si potrebbe diventare. 


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