In occasione di Yom HaShoah ieri nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau si è tenuta la trentacinquesima edizione del “March of the Living”, la marcia dei vivi, un programma educativo annuale che porta studenti da tutto il mondo in Polonia. Quest’anno hanno partecipato oltre a diversi sopravvissuti ad Auschwitz, tra cui Tatiana e Andra Bucci, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e l’ex rabbino capo dello Stato d’Israele, e sopravvissuto alla Shoah, Rav Yisrael Meir Lau.
Rav Lau, che partecipò alla prima marcia dei vivi nel 1988, ha tenuto un discorso durante la cerimonia per l’accensione delle Torce del Ricordo vicino i resti dei forni crematori di Auschwitz-Birkenau. «Nell’ufficio di Hitler c’era un globo, bello e pieno di colori, dove c’erano scritti diversi numeri di colore nero. Cos’erano questi numeri, a cosa servivano? Adolf Hitler diede al suo staff l’ordine di far iniziare la guerra il primo settembre del 1939 e sapere esattamente quanti ebrei ci sono in ogni paese del mondo» ha raccontato Rav Lau. «Negli Stati Uniti d’America nel 1939 vivevano 6 milioni di ebrei, un numero simbolico, mentre in Albania ce n’era uno solo, nella capitale, a Tirana. Hitler disse al suo staff: “Fino a quando non ripulirò questo globo non avrò finito il mio lavoro, perché questa è la mia missione”, e voi potete immaginare cosa fece» ha proseguito.
«Il Ghetto di Varsavia non fu l’unico luogo in cui ci furono delle rivolte, gli ebrei si ribellarono senza avere nulla, nessuna arma. Combatterono per la loro sopravvivenza lottando contro i nazisti» ha poi spiegato Lau, che ha poi parlato dell’operazione per liberare gli ostaggi ebrei in Uganda. «L’esercito israeliano riuscì a liberare tutti gli ebrei tranne uno. Con quell’operazione mostrammo al mondo che il sangue ebraico non è vano e ha un prezzo. Noi abbiamo uno stato e abbiamo il potere per lottare per la nostra esistenza» ha sottolineato.
«Voglio dire una cosa: tutti gli ebrei, di ogni generazione, sono sopravvissuti alla Shoah, e lo dico come tale. Se Adolf Hitler fosse riuscito nel suo intento, noi non saremmo qui. Ogni ebreo deve capire che è quasi una vittima, e che se siamo qui, ed esistiamo, è un miracolo di D-o. Dobbiamo sapere che siamo dei sopravvissuti» ha detto Rav Lau, che ha ringraziato i presenti, in particolare i non ebrei, la cui «amicizia è per noi molto molto profonda». Inoltre ha voluto ricordare chi salvò il leader più grande del popolo ebraico, Mosè. «Lei non era ebrea, era la figlia del Faraone, lo stesso che ordinò di gettare i bambini ebrei nel Nilo. Lei salvò la vita di questo bambino e lo portò nel palazzo del padre. Lei ha mostrato la via su cosa significa essere umani, su cosa significa vivere insieme».
«Noi ebrei siamo esperti, e lo dico sempre, nel morire insieme, ma non impariamo a vivere insieme. Questo è il problema. Nel morire insieme, non ci sono differenze, e l’abbiamo capito con la Shoah e lo abbiamo visto in tutta storia del popolo ebraico. Per morire insieme siamo esperti, per vivere insieme dobbiamo ancora imparare. Continuiamo a dire Am Israel Chai senza comprendere che dovremmo dire Am Israel Chai Be Yachad (Il popolo d’Israele vive ed è unito)!» ha concluso.