«Nei rovesci della sorte e nei problemi bisogna cogliere delle opportunità. Effettivamente un’opportunità ci sarebbe: resistere alla seduzione dei luoghi comuni, non seguire le idee, gli slogan e le ideologie appiattite alla moda. Sviluppare un senso critico». Con queste parole il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni in un articolo per Repubblica commenta la polemica riguardo al Festival di Sanremo e la Rai.
«Qualcuno ha protestato perché è stato consentito a un cantante di parlare di “genocidio”, con un evidente riferimento a Gaza» ha spiegato Rav Di Segni. «Il problema non era che lui ne parlasse, ma che non vi fosse alcun contraddittorio e che le sue parole passassero come un messaggio di pace» ha proseguito, sottolineando come il linguaggio usato dall’artista fosse «improprio, schierato, che sotto l’apparenza della misericordia e della condanna della guerra mescola le carte in tavola, sovverte la Storia». Il Rabbino Capo ha ricordato come sia fondamentale il diritto di parola e come questo debba essere garantito a tutti, in particolare da un ente pubblico come la Rai.
Rav Di Segni si è successivamente soffermato su quali siano le posizioni della Chiesa Cattolica nel conflitto di Gaza. C’è stato un continuo di dichiarazioni e di gesti dei massimi vertici e dall’altra parte una dinamica di appelli, proteste, polemiche, con conseguenti piccoli ritocchi e precisazioni. «A novembre c’è stata una lettera al Papa firmata da 400 esponenti religiosi ebraici, in cui gli si chiedeva una netta condanna del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre, una condanna di coloro che negano il diritto di Israele ad esistere e difendersi, con una chiara distinzione tra il pogrom e l’autodifesa. La risposta si è fatta attendere, è arrivata il 2 febbraio, e accanto a una ferma condanna dell’antisemitismo ha omesso qualsiasi riferimento diretto a Hamas» ha affermato Di Segni.
«Davanti ai drammi e alle sofferenze di tutti, lo spirito critico dovrebbe guidarci nel valutare cosa nascondono slogan e proclami, dove c’è una reale volontà di pace, e come poter essere insieme costruttori di pace» ha concluso il Rabbino Capo.