“L’Italia non può essere ridotta a un ring di risentimenti etnici. Chi ha responsabilità lavori per evitarlo”. Lo scrive oggi il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio, in un editoriale di prima pagina sugli ultimi episodi di razzismo, dal titolo “Senza vergogna”. “Questo tempo italiano è specialmente difficile perché ci mette davanti a due volti (e due narrazioni) dell’Italia, che invece o è una o non è – afferma -. Perché sarebbe un’Italia umanamente fallita – e del default più sconvolgente: il default della cultura e della fede che l’hanno unita prima di ogni azione politica – quel Paese bifronte che ci si ostina a voler scolpire non nel marmo, ma in grevi nuvolaglie di slogan xenofobi da social network e di parole e atti violenti che si vorrebbe derubricare a ‘sciocchezze'”. Secondo il giornale dei vescovi, “la ‘goliardata’ che ha sfigurato il viso di Daisy Osakue non è la controprova di un’Italia serena e vaccinata dal razzismo: per rendersene conto, basta leggere ciò che è stato scatenato addosso a questa giovane donna, cittadina italiana di origine nigeriana. Inqualificabile. Io continuo a vergognarmene. Anche se suo padre, a quanto risulta, non è stato uno stinco di santo e ha pagato il suo debito con la giustizia”. “E me ne vergogno – prosegue Tarquinio – anche se i tre aggressori a colpi di uova sono ‘bulli’ e non adepti di uno dei manipoli razzisti che sparlano, sputano, menano e sparano (grazie a Dio, quasi sempre a vuoto) in giro per l’Italia. Non sono l’Italia e non la rappresentano l’Italia. Ma – come ho scritto – ne deturpano i lineamenti, sino a sfigurarli”. E allora, secondo il quotidiano della Cei, “non si può far finta di niente. Di costoro e per costoro ci dovremmo vergognare tutti, e ancor di più visto che ci viene spiegato e quasi intimato di dire e scrivere che non esistono e che comunque sono la logica reazione alla ‘violenza portata dagli stranieri’. Ma proprio come i poveri, i violenti non hanno passaporto e non hanno patria. Ai poveri patria e passaporto sono negati. Ai violenti interessano solo come arma, e perciò non interessano affatto”.