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SPECIALE PESACH 5784

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    NEWS

    Questa sera la ricorrenza di Yom HaShoah

    La cerimonia
    Questa sera al tramonto in Israele inizia la celebrazione di Yom HaShoah, con una cerimonia di stato che si tiene a Gerusalemme allo Yad Vashem, il grande museo e centro di ricerca sulla Shoah. Durante la cerimonia, la bandiera nazionale viene abbassata a mezz’asta, presidente dello stato e primo ministro pronunciano discorsi, sei sopravvissuti alla strage accendono sei torce che simboleggiano altrettanti milioni di ebrei assassinati nell’Olocausto, i rabbini capo pronunciano una preghiera. In tutto il Paese, al suono delle sirene, la popolazione si ferma dovunque per un minuto di silenzio, in un momento di grande emozione collettiva. La cerimonia di quest’anno si potrà seguire online a questo link questa sera alle 19.

    La partecipazione popolare
    Si potrebbe dire, per spiegare a chi non conosce la ricorrenza, che si tratta dell’equivalente israeliano della nostra Giornata della Memoria. Le differenze però sono notevoli. In primo luogo si tratta di una giornata ufficiale di lutto nazionale, che coinvolge molto largamente tutti i cittadini. Non solo in Israele vi sono ancora circa 150mila sopravvissuti al genocidio nazista, ma è difficile trovare una famiglia che non abbia avuto parenti o parenti di amici non coinvolti nelle persecuzioni. Si tratta dunque di una circostanza di grande partecipazione anche personale da parte della grande maggioranza dei cittadini: la Shoah è un lutto ancora oggi profondissimo per tutti gli ebrei.

    La data
    In secondo luogo, sono diversi il nome e la data. Essi furono scelti dalla Knesset già nel 1951, su impulso di David Ben Gurion. Per la data, furono prese in considerazione diverse alternative: il 10 del mese di Tevet, giorno di lutto religioso per l’inizio dell’assedio babilonese di Gerusalemme che portò alla distruzione del Primo Tempio; il 14 del mese di Nissan, il giorno prima di Pesach in cui ebbe inizio la rivolta del Ghetto di Varsavia (19 aprile 1943); il 1 settembre, data in cui iniziò la Seconda Guerra Mondiale. Alla fine fu approvato il 27 di Nissan (data che varia nel calendario civile occidentale fra aprile e maggio), una settimana dopo la Pasqua ebraica e una settimana prima del ricordo per i caduti delle guerre subite da Israele e delle vittime del terrorismo, che a sua volta cade alla vigilia della festa per l’Indipendenza di Israele. È una scelta che colloca il ricordo delle vittime della Shoah nel grande e ricorrente percorso ebraico per liberarsi dalla schiavitù e costruire uno stato libero in Terra di Israele.

    Il nome
    Anche il nome completo, Yom HaZikaron laShoah ve-laGevurah ha un senso molto preciso. Significa “giorno del ricordo della Shoah e dell’eroismo”. L’eroismo fu di coloro che resistettero al nazismo con le armi, come nelle rivolte dei ghetti fra cui quello di Varsavia e dei campi di concentramento, perfino ad Auschwitz Birkenau, e nei movimenti di resistenza, fra cui anche una notevole presenza in quello italiano, oltre alla brigata ebraica; ma anche coloro che si ribellarono alla persecuzione rivendicando l’identità ebraica, cercando di sostenere i più deboli e sforzandosi di mantenere la propria osservanza. Non solo vittime, dunque, come spesso gli ebrei sono vissuti nelle celebrazioni europei, ma anche resistenti alla barbarie: una distinzione importante per la coscienza di Israele.

    Quest’anno
    Yom HaShoah quest’anno sarà celebrato senza modifiche rispetto al protocollo di sempre. Ma sono passati appena sette mesi dal 7 ottobre. Non c’è ovviamente paragone possibile fra il pogrom di Hamas e il genocidio organizzato dai nazisti, così più enorme per dimensioni e organizzazione. Ma al di là delle differenze, la volontà omicida, l’odio antisemita, la barbarie delle torture e dell’irrisione inflitta alle vittime dai terroristi palestinesi non possono non richiamare questo terribile precedente. E anche la campagna di scherno antisemita, l’indifferenza alla sofferenza degli ebrei, il sostegno agli stragisti che si vedono in queste settimane nelle strade e nelle università d’Europa e degli Stati Uniti ricordano in certa misura le premesse della Shoah che in Germania e altrove, anche in Italia, per alcuni anni portarono alla pubblica umiliazione degli ebrei e alla distruzione delle loro istituzioni, prima di arrivare alle grandi stragi. Mentre la guerra è in corso e vi sono ancora molte decine di israeliani tenuti prigionieri dai terroristi, non è questo certamente il momento di inserire le vittime del 7 ottobre nel ricordo della Shoah. Ma riflettere sulla continuità dell’antisemitismo e sul fatto che “ogni generazione” del popolo ebraico debba affrontarne il pericolo è oggi certamente necessario.

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