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    Per la prima volta una modella ebrea ortodossa con distrofia sfila alla New York Fashion Week

    Essere sempre orgogliosi di essere se stessi: questo è ciò che ha portato sulla passerella Lily Brasch nella recente New York Fashion Week. Venerdì 10 febbraio, Brasch è diventata ufficialmente la prima modella con distrofia muscolare a sfilare senza assistenza alla settimana della moda di New York.

    “Mi sentivo davvero bene, è stato liberatorio per me”, ha detto la ventiduenne, che ha sfilato con un sari dorato del brand Randhawa. “Sicuramente non avrei mai pensato di fare qualcosa del genere. Do la priorità a rappresentare la disabilità con orgoglio, ma per me è estremamente importante rimanere fedele alla mia fede”, ha detto Brasch. “È stato un grande lavoro di squadra portarmi sul palco e rappresentare la disabilità, la cosa fondamentale però è stata tornare a casa in tempo per rispettare lo Shabbat”. 

    Aveva solo 16 anni Brasch quando le fu diagnosticata una miopatia centronucleare, una rara forma di distrofia muscolare non progressiva. Le è stato detto che non sarebbe mai stata in grado di camminare o sollevare oggetti pesanti senza assistenza a causa della sua disabilità. All’epoca si era sentita persa e scoraggiata, eppure ha tentato di guardare al futuro con speranza utilizzando la sua malattia per “dimostrare che le barriere sono fatte per essere infrante” come spiegato da lei stessa.

    Sfilare durante la Fashion Week di New York  è l’ultimo di una serie di trionfi per Brasch, che si è trasferita nella Grande Mela lo scorso agosto per frequentare la Columbia University. A marzo, Brasch aveva scalato Camelback Mountain a Scottsdale, in Arizona, un’impresa che lei chiama “Il mio Everest”. Ha anche gareggiato in gare di body-building e ama andare in palestra. Non solo, ha anche fondato la Born to Prove Foundation, che promuove la consapevolezza della disabilità e l’abbattimento delle barriere. 

    Oltre alle battaglie per normalizzare la disabilità, per la ventiduenne è fondamentale sottolineare l’attaccamento alla sua religione. “La mia identità ebraica mi ha ispirato moltissimo nei miei progetti,  penso infatti che siamo tutti su questa terra per una ragione. Ognuno di noi ha uno scopo ed è quello che la mia religione mi ha aiutato a trovare”, ha detto. Il suo scopo, ha aggiunto Brasch, è quello di rappresentare la forza e la bellezza delle persone con disabilità nella prossima generazione. Spera di essere un’ispirazione all’interno della comunità ebraica. “C’è una mancanza di rappresentanza nella comunità ebraica, almeno nella mia comunità ortodossa, di persone con disabilità che realizzano effettivamente le cose”, ha detto. “Non se ne parla davvero abbastanza”.

    Gruppi come RespectAbility e la Rudin Family Foundation lavorano instancabilmente per cambiare la situazione.

    Brasch ha detto inoltre  di essere rimasta piacevolmente sorpresa da tutti i messaggi ricevuti dai suoi correligionari, grati per aver rappresentato la disabilità e l’ebraismo e per essere rimasta fedele a se stessa sulla passerella. “Questa è stata una delle cose migliori per me, proprio perché era il mio obiettivo iniziale: mostrare che ci sono persone con disabilità nella comunità ebraica”, ha sottolineato. Brasch sta anche collaborando con Movinglife, una start up israeliana di scooter pieghevoli per la mobilità, un accordo che ha firmato poco prima di scoprire che avrebbe sfilato alla settimana della moda. La società ha collaborato con rabbini e ricercatori dello Zomet Institute in Israele per garantire che i loro scooter potessero essere utilizzati durante lo Shabbat anche se sono elettrici. Dopo il debutto alla Fashion Week, Brasch ha auspicato la partecipazione sulle passerelle di altre modelle con disabilità: “spero che la prossima volta non sarò io, ma un’altra ragazza, con un’altra storia”.

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