Addio ad Artur Brauner, uno dei più grandi produttori cinematografici in Germania, che da sopravvissuto all’Olocausto ha prodotto venti film sulla Shoah e sui crimini del nazismo. Brauner, che nei lager aveva perso 49 tra familiari e parenti, è morto ieri a Berlino all’età di 100 anni. Tra le sue pellicole: da “Morituri” di Eugene York (1948) al recente “Babij Jar. Il crimine dimenticato” di Jeff Kanew (2003), passando attraverso “Il giardino dei Finzi Contini” di Vittorio De Sica (1971), che vinse l’Oscar nel 1972, e “Europa, Europa” (1990) di Agnieszka Holland, e molti altri purtroppo ignoti al pubblico italiano e al grande pubblico in generale, che ottenne il Golden Globe. Brauner ha dedicato gran parte della sua vita e oltre mezzo secolo di militanza cinematografica a testimoniare gli orrori del nazismo e a ricordarne le vittime. Proprio lui che, all’inizio della carriera, volendo girare un film in memoria di chi non poteva più parlare, ossia i condannati a morte, “Morituri”, fu fischiato dal pubblico: quell’esperienza non solo non lo disarmò, ma lo corroborò nel suo progetto di documentare, sia pure attraverso film e non documentari, che cosa fu la persecuzione antiebraica. Brauner ha sempre spiegato che lui ha lavorato “per non dimenticare e per costruire e portare avanti un dialogo sull’umanità e sulla tolleranza”.
Nato il 1 agosto 1918 a Lodz, in Polonia, da una famiglia ebrea, Abraham Brauner (questo il vero nome) sopravvisse all’Olocausto scappando in Unione Sovietica. Stabilitosi in Germania subito dopo la seconda guerra mondiale, da giovane Bauer rimase folgorato dalla visione del film “Il testamento del dottor Mabuse” di Fritz Lang e così decise di intraprendere la carriera cinematografica. Nel 1946 fondò la Central Cinema Company nella zona statunitense di Berlino Ovest con cui ha prodotto più di 300 film.Tra i tanti film che lo hanno visto produttore esecutivo figurano tre film di Lang (“La tigre di Eschnapur”, “Il sepolcro indiano”, “Il diabolico dottor Mabuse), “Anastasia l’ultima figlia dello zar”, “Lo scandalo Sibelius”, “La maledizione del serpente giallo”,”L’uccello dalle piume di cristallo” di Dario Argento e “Un amore in Germania” di Andrzej Wajda. Brauner finanziò numerosi film commerciali di cassetta per poi reinvestire le risorse per realizzare pellicole di impegno sociale e storico. (Pam/AdnKronos)