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    LE MASSE, I SOCIAL MEDIA E L’UNIONE EUROPEA

    I social media sono stati studiati anche dal punto di vista psicoanalitico. Semplificando, possiamo assumere che la diffusione di un post, con relative tesi, fondate o infondate che siano, laddove consente di costituire una schiera di epigoni, con relativi consensi, dà luogo ad un fenomeno assimilabile alla folla, nel senso e nell’accezione attribuitale da Sigmund Freud.  

    Abbiamo fatto un primo esame attraverso i profili dei seguitori di un recente movimento, dove raramente un’affermazione del creatore del post dava luogo a controversie, bensì a messaggi sovente entusiasti. Un analogo esame ha avuto luogo presso un Blog di un giornale, avente ad oggetto ebrei ed Israele, dove abbiamo riscontrato isolati messaggi dissonanti, a fronte di una schiacciante maggioranza di post tutti uguali, che rivelavano, un approccio che non si può riscontrare in nessun altro ambito, fatto di letture mirate, che escludevano ogni testo che non combaciasse col loro approccio ostile. Trattandosi di un’eccezione, non costituisce un caso passibile di applicazione ad altri ambiti.

    Da ultimo, abbiamo esaminato gli atteggiamenti di ostilità nei riguardi dell’Unione europea, i quali succedono agli atteggiamenti ostili nei riguardi dei c.d. migranti e sembrerebbero a quelli parimenti ostili contro i tedeschi, in costanza della pandemia.    

    Gli atteggiamenti anti – europei dovrebbero avere un’origine particolare e diversa da quelli anti – tedeschi, che comportano, nella numerosa schiera di fascisti, una rimozione della loro alleanza. Diciamo pure che se è vero che tale alleanza è un fatto risalente, lo è anche il fascismo, il quale tuttavia raccoglie anche ora delle adesioni così numerose ed entusiaste, da consentirci di ipotizzare che l’uomo Mussolini configuri nell’inconscio degli aderenti e nostalgici, una figura paterna e rassicurante, anche per via della rimozione delle controindicazioni, prima fra tutte la sua destituzione ad opera del Gran Consiglio, ossia, dell’organo a ciò legittimato nell’ordine corporativo. Sigmund Freud avrebbe potuto ipotizzare che nell’inconscio profondo degli italiani siano rimasti la battaglia di Teutoburgo e quel voltagabbana di Arminio, impersonati dal 1943 in quei nazisti di cui il Duce divenne un prigioniero che recitava malamente la parte dell’alleato.  

    L’ostilità anti – europea potrebbe essere dovuta a diverse cause, fra le quali potremmo estrapolare:

    – la decadenza del Paese ha portato ad un tale mancato coinvolgimento e conoscenza da indurre gli italiani a discorrere dell’UE come se l’Italia non ne fosse membro e, in quanto tale, legittimata a far valere nelle sedi ufficiali le sue proposte e le sue proteste;

    – l’obsolescenza del diritto italiano comporta che i modelli adottati nei regolamenti e direttive spesso siano francesi e tedeschi. In sintesi: gli italiani parlano dell’UE come se fosse uno Stato estero;  

    – mentre vi è una larga tradizione di mancato rispetto delle leggi italiane, perfino da parte dell’Esecutivo, disattendere il diritto europeo è molto più problematico;

    – l’ignoranza: Valentino Baldacci ha or ora scritto, giustamente, che “la disputa che periodicamente si riaccende tra “europeisti” e “sovranisti” a proposito del ruolo e dei poteri dell’Europa, intesa come soggetto politico, è qualcosa di surreale perché avviene a proposito di qualcosa che non esiste, di una irrealtà: gli “europeisti” difendono un’unità politica europea che non si è mai costituita, i sovranisti rivendicano una sovranità degli Stati alla quale gli Stati stessi non hanno mai rinunciato”;

    – per una cultura basata su una storica diffidenza nei riguardi dello Stato, dover adempiere alle prescrizioni di un Super Stato diventa insopportabile;

    – con un’importante economia sommersa, ciò che arriva all’UE sono i dati ufficiali, i quali potrebbero non rispecchiare tutto l’esistente;

    – l’atteggiamento misoneista diffuso e anche alimentato sovente dalla politica, contrasta con la competizione fra ordinamenti e, in fondo, anche coi sistemi economici, che è alla base della costruzione europea.

     Così come cavalcare l’onda dell’atteggiamento anti migranti porta consensi, anche l’atteggiamento anti europeistico consente grossi riscontri. Nei riguardi del primo atteggiamento, Luca Ricolfi aveva osservato che “”L’idea dell’accoglienza è un’idea molto cristiana. È dovere del Papa ergersi a rappresentante dell’intera umanità. Dubito, però, che sia un’idea di sinistra. Per questo ritengo che la sinistra abbia sbagliato ad associare se stessa alla politica del sì incondizionato all’immigrazione” (Intervista di N. Mirenzi, Huffington Post,3.3.2019).

    Quanto all’anti – europeismo, i frequentatori dei social media attingono molto spesso alle opinioni di economisti che costoro credono essere dei professori universitari di ruolo, perché mancano sia delle conoscenze per procedere ad un controllo sia delle nozioni culturali per verificare le fonti.

    Sigmund Freud aveva osservato, seguendo Gustave Le Bon, che “la massa è straordinariamente influenzabile e credulona, è acritica, per essa l’improbabile non esiste” nella quale “anche le idee più antitetiche possono coesistere e andare d’accordo e senza che dalla loro contraddizione logica risulti un conflitto” e soggiungeva che ciò può anche riscontrarsi nel singolo individuo, nei fanciulli e nei nevrotici (Psicologia delle masse e analisi dell’Io, a cura di D. Tarizzo, Einaudi, 2013, p. 11 ss.). Un buon esempio dovrebbe riscontrarsi nel nazismo, dove gli ebrei sono considerati inferiori ma, al contempo, si sostiene che controllino e dominino il mondo.

    Ciò che incombe sui social media è la massa, e ad essi dovrebbero essere applicabili molte delle osservazioni freudiane sulla loro psicologia.

    Certamente l’Unione europea avrebbe bisogno di profonde riforme, ma anche se fosse riformata non muterebbe l’ostilità nei suoi confronti, perché ormai è assurta a capro espiatorio, senza il quale dovremmo por mano alle riforme necessarie per ammodernare il Paese. Tant’è che le possibili controindicazioni sembrerebbero non interessare alcuno; nondimeno, ne indichiamo alcune:

    – fuori dall’UE, gli italiani insediatisi in Europa potrebbero non aver più il diritto di residenza;

    – l’Unione europea ha consentito un lunghissimo periodo di pace e prosperità;

    – senza l’UE le nostre esportazioni potrebbero subire un contraccolpo notevole;

    – poiché l’UE ammette nel suo senso soltanto le democrazie (T.U.E. art. 7), farne parte è una garanzia di libertà.

    Queste argomentazioni non potranno mai scalfire, però, quella parte della società che si è auto – allevata all’odio (di Matteo Renzi, di Matteo Salvini, di chi capita) il quale odio potrà cambiare bersaglio a seconda delle circostanze. Dopotutto, se mancano all’appello in Italia tutti i partiti politici che l’hanno fatta grande, libera e prospera, tutto può accadere, il meglio ed il suo contrario. L’ago della bilancia, ora, non sono le masse, ma chi riuscirà a convincerle laddove si trovano, ossia, sui social media.

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