“Un tardo pomeriggio di novembre sono stata alla sede della Divisione Investigativa Antimafia. Mi sono fermata davanti alla grande facciata. Il cancello era chiuso. Diluviava. Questa era villa Ahrens, la casa di Albert e della sua famiglia. «…» Dopo tanti anni, i militari della DIA lo sentono ancora. «Siamo ospiti dei Ahrens» dicono. È passato molto tempo e questa casa è stata distrutta ma è stata recuperata, ha racchiuso tanti mondi «…» ma la luce è là, e risorge sempre”.
Chi scrive è Agata Bazzi, architetto palermitano, classe ’56. “La luce è là” è una saga familiare che ripercorre le vicende alternate di un ramo della sua famiglia. Gli Ahrens vengono qui descritti tra gioie personali e vicende storiche: la Prima guerra Mondiale, l’avvento del fascismo, le Leggi razziste e il terremoto di Messina non sono che alcuni degli eventi con cui i personaggi di questo libro si sono dovuti confrontare. Albert, bisnonno della Bazzi, è un giovanotto che lascia nel 1875 il piccolo borgo di Verel, in Germania, in cerca di fortuna. Non la trova emigrando al nord, ma al sud, nella bella e sontuosa Palermo. Orfano di padre con due sorelle e una madre da aiutare Albert cerca di arrangiarsi come può, non perdendo però l’occasione di dedicarsi al francese e all’inglese nel tempo libero. Il suo è un personaggio complesso e severo, padre di otto figli e marito di Johanna Benjamin, donna saggia e intelligente, matriarca premurosa e vero nodo di congiunzione tra diverse generazioni. Accanto a lei altre figure femminili popolano le pagine di questo romanzo. C’è Vera, determinata come il padre e Marta, autentico io narrante di questo romanzo a cui l’autrice si sente molto vicina. Affetta da una lieve sordità, Marta – in apparenza più fragile – sarà fondamentale per la riuscita degli affari nell’azienda di famiglia. Lei, che non si è mai sposata ma che non ha rinunciato a instaurare con gli uomini dei rapporti profondi e sinceri, ha avuto il coraggio di affiancare il padre in un lavoro ancora reputato “da uomo”. Villa Ahrens, oggi sede della Direzione Investigativa Antimafia, una volta recava sulla facciata una grande aquila con uno scudo e la Stella di Davide sul petto. Lì le parole che hanno dato il titolo al libro: LIK DÖR, “la luce è là”.