E’ morta in ospedale Sahar l’iraniana di 29 anni che si era data fuoco per protestare contro il divieto di entrare negli stadi imposto in Iran alle donne. Era stata arrestata a marzo, mentre cercava di entrare allo stadio per assistere a una partita di calcio maschile. Una volta rilasciata, era tornata in procura lo scorso primo settembre per riprendere il suo telefono cellulare e in quell’occasione le era stato detto che il caso non era ancora risolto e che poteva tornare in prigione. Di qui la decisione di cospargersi di benzina e di darsi fuoco, un gesto che le aveva provocato ustioni ”sul 90 per cento del corpo”, secondo fonti ospedaliere. Numerosi i calciatori iraniani che hanno manifestato sostegno per ‘Sara’ o ‘La ragazza blu’, nome con il quale la donna è stata indicata sui social media scegliendo il colore della squadra di calcio per la quale tifava, l’Esteghlal. Il capitano della nazionale di calcio iraniana, Masoud Shojaei, ha scritto su Instagram di essere ”scioccato per le limitazioni retrograde imposte alle donne, le generazioni future saranno attonite nello scoprire che alle donne era vietato entrare negli stadi”. L’Iran è l’unico Paese al mondo dove le donne non possono entrare negli stadi.