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    Iran, lo scienziato ucciso con un’operazione complessa e inedita. Nessun agente operativo in campo

    Lo scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh è stato ucciso in una “complessa operazione” con “stile e metodo completamente nuovi”, gestita da Israele e dal gruppo armato di opposizione in esilio dei Mojaheddin del Popolo (Mek). Lo ha dichiarato alla tv statale di Teheran il contrammiraglio Ali Shamkani, segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale. “L’operazione è stata molto complessa, usando equipaggiamenti elettronici e nessuno era presente sulla scena” del crimine, in cui sono “certamente” coinvolti il Mek e “il regime sionista e il Mossad”. 

    Potrebbe essere stata una mitragliatrice montata su un furgone e controllata da remoto ad aver sparato contro l’auto dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh, uccidendolo venerdì scorso alla periferia di Teheran. È una delle ipotesi che circolano in queste ore sui media iraniani, nel tentativo di chiarire un attentato che le autorità della Repubblica islamica hanno attribuito a Israele, ma la cui dinamica resta avvolta nel mistero. L’attacco compiuto da un robot telecomandato, suggerito in una ricostruzione dell’agenzia Fars, vicina ai Pasdaran, potrebbe giustificare la mancata cattura dei killer, o il mancato ritrovamento dei loro corpi. Secondo un’altra versione diffusa dalla stessa Fars nelle ore successive all’agguato, citando alcuni testimoni, ci sarebbero al contrario stati almeno tre attentatori colpiti, di cui però non si hanno più notizie. Del resto, secondo altri analisti, la precisione dei colpi esplosi sembra rendere improbabile l’ipotesi di un attacco comandato a distanza, visto che il veicolo armato, che poi sarebbe stato fatto esplodere, si sarebbe trovato a circa 150 metri dall’auto dello scienziato. Altre versioni parlano invece di un commando molto numeroso, composto da almeno 12 killer, coadiuvati da altre 50 persone nella preparazione logistica dell’attentato, in cui sarebbero state colpite anche 4 guardie del corpo di Fakhrizadeh. L’Iran ha fatto sapere che renderà pubblica la versione ufficiale “al momento opportuno”.

    Nella ricostruzione dell’agenzia Fars, finora la piu’ dettagliata, lo scienziato a capo del programma nucleare era a bordo di un’auto blindata, con la moglie, accompagnato da altre tre auto della scorta. Poco prima di arrivare al punto dell’omicidio, nella localita’ di Absard, la prima auto si e’ staccata dal corteo per procedere a una perlustrazione precedendo gli altri di un paio di chilometri. Poco dopo, Fakhrezadeh avrebbe sentito uno rumore strano contro l’auto e avrebbe deciso quindi di scendere a controllare. Poteva trattarsi di un guasto al motore o una ruota. Probabilmente si e’ trattato invece di uno sparo. A 150 metri a distanza era parcheggiata a bordo strada una Nissan “armata con una mitragliatrice automatica”. Da qui e’ partita una pioggia di colpi che ha crivellato le auto della scorta e raggiunto, almeno tre volte, lo scienziato alle spalle. E’ stato portato d’urgenza all’ospedale locale e poi in elicottero all’ospedale di Teheran dove pero’ i medici non sono riusciti a salvarlo. Passati tre minuti dal primo sparo, la Nissan e’ saltata in aria disintegrando ogni possibile prova. E la persona sospettata di averla lasciata in quel posto ha lasciato l’Iran il giorno dopo l’attentato. L’agenzia Irib aveva riportato un’altra versione, piu’ classica, dell’attentato. La Nissan sarebbe esplosa prima dell’attacco, compiuto da un commando di una decina di uomini, arrivati in moto e a bordo di auto. Ma questo non spiegherebbe, in effetti, perche’ lo scienziato sia stato colpito all’esterno della sua auto. Cosi’ come rende difficile spiegare come siano riuscite a sparire nel nulla cosi’ tante persone dopo un attentato compiuto in pieno giorno.

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