Durissimo discorso pubblico – come mai in passato – della Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei. In occasione dell’ultimo venerdì del Ramadan, l’Iran celebra dal 1979 la Giornata di Quds (Gerusalemme in arabo), durante la quale folle oceaniche di iraniani, spinti dal regime, urlano slogan con Israele e bruciano le bandiere con la Stella di David.
Quest’anno (forse per la coincidenza che vede proprio oggi Israele festeggiare la riunificazione di Gerusalemme) il discorso di Khamanei è stato particolarmente aggressivo e minaccioso; ha parlato di “Israele come cancro”, di “eliminare il regime sionista”, di “sostenere qualsiasi nazione o gruppo che combatte Israele”, di “jihad come obbligo religioso per combattere contro Israele”.
Minacce ripetute dai Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, che hanno promesso che “presto non ci sarà più il nome di Israele sulla falsa carta geografica del mondo e il regime infanticida sarà gettato nel cestino della storia”. “Festeggeremo preso la vittoria del movimento di resistenza islamico e la creazione di una nuova regione libera dal virus di Israele e dal microbo killer degli Usa, e la preghiera alla moschea di Al-Aqsa (a Gerusalemme, ndr) sarà tenuta dalla Guida Ali Khamenei”, prosegue la dichiarazione delle Guardie della rivoluzione islamica.
Vedremo ora se queste dichiarazioni di una vera e propria guerra ad Israele e a tutti gli ebrei che vedono nello Stato ebraico un esempio di civiltà, democrazia e di successo economico ed imprenditoriale, verranno respinte con i fatti dalle diplomazie occidentali e in particolare dall’Unione Europea. O assisteremmo al solito e tradizionale balletto di dichiarazioni?