Oggi ricorre l’83° anniversario della “notte dei cristalli” che avvenne fra il 9 e il 10 novembre 1938. Si trattò, secondo la versione ufficiale della propaganda nazista, di una risposta all’attentato avvenuto a Parigi in cui il diciassettenne ebreo Herschel Grünspan ferì gravemente il diplomatico tedesco Ernst Eduard von Rath. Quella notte oltre 100 ebrei vennero uccisi e 30.000 ebrei cominciarono il loro terribile viaggio verso i campi di concentramento. 500 sinagoghe furono bruciate e più di 7.000 attività commerciali e negozi di proprietà ebraica vennero distrutti Migliaia di ebrei furono umiliati in tutti i modi, violentemente maltrattati, costretti a sfilare in costumi indecenti e con cartelli insultanti o a gettare nel fuoco i libri sacri e gli arredi delle sinagoghe. La popolazione tedesca partecipò attivamente alle azioni.
Ho insistito nel ripetere la parola ebrei perché si trattò di un vero e proprio pogrom antiebraico che di fatto sancì l’inizio della Shoah. In quella inqualificabile notte non furono presi di mira oppositori politici o persone di colore, Rom o omosessuali, persone affette da follia o malattie ereditarie, le altre categorie che furono almeno in parte vittime dello sterminio nei campi, furono presi di mira solo gli ebrei. Si avverava la profezia del poeta Heinrich Heine, che quasi un secolo prima aveva ammonito: “Ricordatevi che prima si bruciano i libri e poi si bruciano gli uomini”.
Charlotte Knobloch è stata presidente del Zentralrat der Juden in Deutschland, quando ha deciso di non ricandidarsi alla guida dell’ente rappresentativo degli ebrei tedeschi ha chiaramente tratteggiato l’identikit del suo sostituto: “un giovane – ha detto – che non abbia vissuto gli orrori della “notte dei cristalli”, dei campi di sterminio, della Shoah, che guardi alla rinascita dell’ebraismo tedesco senza incubi notturni”
In Germania oggi vivono oltre 100.000 ebrei, in gran parte russi, erano 60.000 prima dello sterminio nazista, solo 12.000, il 2%, ritornarono nel 1945 in quello che definivano “il loro cimitero”. Questi numeri sono per Charlotte un’ossessione, li ripete come una litania, poi aggiunge “sono tra i pochissimi bambini tedeschi sopravvissuti grazie allo straordinario coraggio di una famiglia contadina tedesca che mi ha nascosta per cinque lunghi anni. A
Alcuni anni fa per ricordare l’anniversario della “notte dei cristalli” mi ha convinta a calpestare per la prima volta il suolo tedesco e partecipare al suo fianco a Monaco di Baviera ad un momento comunitario eccezionale, una sorta di riconsacrazione. Un numero impressionante di deportati provenienti da tutto il mondo, ha accompagnato i rotoli della Bibbia attraversando la città fino a giungere alla nuova Sinagoga Ohel Yaacov, ricostruita nello stesso luogo in cui Hitler aveva raso al suolo l’antica casa di preghiera. Charlotte ha consegnato al Rabbino Capo d’Israele Meir Lau, sopravvissuto anche lui alla Shoah, la chiave dell’Aron, l’Armadio sacro, che ha accolto nove rotoli anch’essi salvati al rogo nazista. La commozione di tutti noi ha raggiunto il culmine quando le è stato chiesto di ricordare i sei milioni di vittime della Shoah accendendo le sei candele di una Menorah ritrovata a Dachau; un discendente della famiglia che l’aveva salvata era accanto a lei, in un silenzio irreale Charlotte ha pronunciato due sole parole “mai più”.
Il ricordo della “notte dei cristalli” non risponde a uno stanco rituale, non è uno dei tanti anniversari, è, oggi più che mai, un monito da non lasciare inascoltato, un accorato appello a tener vigili le coscienze contro le aggressioni, le uccisioni e i pestaggi degli ebrei a Parigi, come a Londra. Il Dipartimento di Torah dell’Organizzazione sionistica mondiale ha invitato tutte le sinagoghe a tenere accese le luci per non dimenticare quelle luci che a suo tempo furono spente, le luci contro le tenebre, per riaffermare quanto imprescindibile sia il valore ogni singola vita umana per il popolo ebraico. “È avvenuto quindi può accadere nuovamente,” scriveva Primo Levi, infatti continua ad accadere., la sola nostra certezza è che oggi e non allora esiste lo Stato d’Israele.