La Rappresentante del Segretario Generale per la violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, ha trovato prove schiaccianti di stupri, abusi sessuali, stupri di gruppo, mutilazione genitale e necrofilia avvenuti durante l’attacco terroristico del 7 ottobre nel sud di Israele.
Lo scorso mese Patten ha visitato Israele con una delegazione per raccogliere prove dei crimini commessi durante l’attacco di ottobre. Un team di 10 esperti nel settore medico e legale ha analizzato oltre 5000 fotografie, 50 ore di filmati e condotto oltre 36 interviste.
In seguito alla conclusione dell’indagine, è prevista per lunedì la pubblicazione di un nuovo rapporto delle Nazioni Unite che includerà le prove dei crimini sessuali commessi non solo durante l’attacco ma anche a danno degli ostaggi a Gaza.
Il rapporto evidenzia anche la difficoltà di attribuire tutti i crimini sessuali ai terroristi di Hamas, poiché alcuni sarebbero stati commessi anche dalla Jihad Islamica e dagli stessi civili palestinesi.
Patten ha chiesto “l’immediato e incondizionato rilascio di tutti gli individui ancora in prigionia e di garantire la loro protezione anche dalla violenza sessuale”.
Il team ha individuato “motivi fondati per ritenere che tali violenze potrebbero essere in corso contro le persone che sono ancora detenute” ed è in grado di provare che stupri e stupri di gruppo sarebbero avvenuti in almeno tre località: presso il Kibbutz Reim, al Nova Festival e sulla strada 232.
Durante la conferenza stampa in cui è stata annunciata la pubblicazione del rapporto, Patten ha dovuto rispondere a numerose domande, anche scettiche. In particolare, secondo quanto evidenziato dal Jerusalem Post, un giornalista dell’Arabic Daily ha sottolineato di aver visto quanto bene siano stati trattati gli ostaggi che avevano anche bottiglie di acqua tra le loro mani. Lo stesso giornalista ritiene che l’indagine rifletta solo “la narrativa israeliana”.