Pignorare
i palazzi di proprietà della Germania a Roma per risarcire le vittime del Terzo
Reich che hanno vinto i processi. Il
magistrato del Tribunale Civile, Miriam Iappelli, come riporta il quotidiano La
Repubblica, ha impugnato la decisione del governo Draghi, mirando agli
immobili tedeschi a Roma, nel caso in cui la Germania non provvedesse al
risarcimento: il Goethe
Institut, l’Istituto storico germanico, la Scuola germanica e l’Istituto
archeologico tedesco.
Sulla questione
degli indennizzi, il governo italiano con il decreto-legge
n 36 del 30 aprile 2022 ha stabilito che la Germania non deve risarcire le vittime italiane del Terzo Reich. Per
questo l’esecutivo guidato da Draghi è intervenuto con un ‘fondo ristoro’ di 20milioni
di euro per le famiglie delle vittime, togliendo loro, però, la possibilità
di intentare nuovi processi contro Berlino o di procedere all’eventuale pignoramento di proprietà immobiliari tedesche in Italia: “le procedure esecutive non
possono essere iniziate o proseguite e i giudizi di esecuzione, eventualmente
intrapresi, sono estinti”.
Secondo il giudice
Iappelli “i creditori, cui la Corte
Costituzionale ha riconosciuto il diritto a vedere accertata dinanzi a un
giudice italiano la lesione dei diritti inviolabili della persona, compiuti sul
territorio italiano dalle forze del Terzo Reich, subirebbero (in ragione del
decreto legge, ndr) la soppressione del loro diritto di procedere ad esecuzione
forzata in ragione dei titoli di condanna ottenuti”. “Il legislatore
sembra aver creato (…) uno sbilanciamento a favore della parte esecutata del
presente procedimento, esentando la Germania dagli effetti pregiudizievoli
della condanna”. “Questo squilibrio fra le parti processuali –
prosegue il magistrato – non trova un contrappeso nella costituzione di un
fondo di ristoro”. E infine: La Germania “sarebbe l’unico Stato sovrano
dell’Unione Europea che potrebbe sottrarsi dall’esecuzione forzata di titoli di
condanna in suo danno per la lesione di diritti inviolabili della
persona”.
Il giudice ha
sollevato il caso dopo i processi vinti dai figli di Giorgio Angelantonio,
deportato a Dachau, e dagli eredi del partigiano Gualberto Cavallina, vittima
dei nazisti.
Ora la
decisione spetta alla Corte Costituzionale.