Le
autorità egiziane hanno giustiziato ieri nove persone accusare di terrorismo e
per essere state accusate dell’omicidio avvenuto nel 2015 del procuratore
generale egiziano, Hesham Barakat. Le condanne a morte sono state eseguite
nonostante gli appelli lanciati alla vigilia dalle organizzazioni per la difesa
dei diritti umani come Amnesty, che aveva chiesto di fermare le esecuzioni. “Le
autorità egiziane hanno l’opportunità di fare la cosa giusta, interrompendo
immediatamente qualsiasi progetto di eseguire queste condanne”, aveva
dichiarato ieri Najia Bounaim, direttore delle campagne per l’Africa del Nord
di Amnesty International. Secondo Amnesty, “alcuni degli imputati hanno
affermato di aver confessato il crimine sotto tortura”.
Barakat,
quale procuratore generale massima autorità inquirente in Egitto, era
stato ucciso con un’autobomba posteggiata vicino la sua abitazione ed esplosa
al passaggio della sua auto mentre andava al lavoro il 29 giugno di quattro
anni fa.
Da
procuratore aveva fatto incarcerare migliaia di appartenenti al movimento dei
Fratelli musulmani e di attivisti contro il presidente Abdel Fattah al
Sisi.
Questo
mese in Egitto vi sono state altre sei impiccagioni, sempre per uccisioni di
stampo terroristico.